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Viganò, l’Asia Argento del Vaticano: la sua vera storia

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Anche in Vaticano sembra spuntare un Asia Argento travestito da Vescovo. Parrebbe proprio questa la vera storia di Carlo Maria Viganò, ex Nunzio negli Stati Uniti che accusa Papa Francesco di aver taciuto casi di pedofilia e arriva a chiederne le dimissioni. Ma può un Vescovo che ha giurato fedeltà al Vicario di Cristo, nonché Romano Pontefice, scagliargli contro un sasso così pesante? Viene dunque subito in mente la frase di Gesù al momento della lapidazione di una povera donna: “chi è puro scagli la prima pietra”!

Poco importa che lo scandalo da 23 milioni di euro che coinvolse Paolo Cipriani, ex direttore generale dello IOR, esplose perché all’interno di quella somma vi erano importi personali importanti che proprio Viganò transitava da uno Stato estero al Vaticano (in violazione di norme anti riciclaggio); poco importa che la sorella del Vescovo denunciò proprio suo fratello per aver portato fuori con valigia diplomatica ingenti quantità di denaro, nonché per aver sottratto beni e i fondi necessari per curarsi all’altro fratello, Lorenzo Viganò, frate gesuita. Proprio Lorenzo disse del suo congiunto in una intervista al Giornale che era ora di rivelare l’anima di un lupo vestito da agnello, che tanto male ha fatto.

Monsignor Viganò è stato anche l’iniziatore del primo scandalo Vatileaks, in cui accusava Bertone di averlo cacciato dal Vaticano per coprire scandali e corruzione. E proprio il nipote del Vescovo, se non bastasse, appare l’esempio di un vero Santo Prete! Dopo solo 3 settimane di seminario a Venegono, è stato “ammesso” all’Accademia diplomatica allora guidata da Justin Rigali, anche lui sotto inchiesta in Usa, e subito ordinato prete (aveva 42 anni ed era laureato in legge) da Carlo Maria Martini in una piccola parrocchia di provincia, rompendo la tradizione che lui stesso aveva istituito di ordinare tutti i sacerdoti in Duomo. Nessuno ha mai osato mandarlo all’estero e oggi è relegato all’ufficio informazioni della Segreteria di Stato.

Ma quando Viganò decide di diventare il persecutore dei peccati di Santa Romana Chiesa? Proprio quando capisce che non gli verrà data la porpora e che verrà spedito lontano dalla curia. Una lunga lista di accuse fatte da Viganò, poi smentite, spingono il Cardinale Giovanni Lajolo a scrivere una lettera a Papa Ratzinger per affermare l’indegnità all’ufficio cardinalizio. Non sono serviti a nulla i tanti dossier che il prelato accusatore costruiva ed usava a suo piacimento, basti ricordare quello di un prete che per aver denunciato un confratello reo di molestie sessuali ai danni di seminaristi fu allontanato da Roma fino alla Sicilia. Si trattava di un diplomatico che pochi anni dopo dovette lasciare la carriera per tornare nella diocesi originaria di Albenga, dove risiedeva un amico intimo di Viganó, il Vescovo Mario Oliveri, deposto proprio da Papa Francesco per aver coperto per anni scandali gravissimi di morale. Proprio quel Papa di cui ora il non Cardinale Viganò chiede le dimissioni.

Luigi Bisignani, Il Tempo 28 agosto 2018