Trattare un tema difficile e delicato come l’eutanasia richiede una certa prudenza e sensibilità, senza entrare nel merito di un dibattito che da decenni divide l’opinione pubblica, tralasciando le opinioni personali sull’argomento, come persone, come esseri umani, non possiamo non indignarci per quello che sta avvenendo in Francia. All’ospedale di Reims i medici hanno avviato la procedura per fermare le cure a Vincent Lambert, un uomo che si trova in stato vegetativo dal 2008 dopo un incidente stradale (anche se per i suoi genitori Vincent non è in stato vegetativo ma di “coscienza minima”, il che rende questa vicenda ancor più drammatica), nonostante la sua famiglia abbia espresso la volontà di tenerlo in vita. La decisione arriva dopo che si è espresso sull’argomento il Consiglio di Stato francese in palese violazione della convenzione internazionale per i diritti dei disabili sancendo il principio pericolosissimo per la libertà individuale che uno Stato può decidere se e quando togliere la vita a un’innocente contro la volontà dei suoi cari.
Lo straziante dolore della madre di Lambert che ha definito i medici che hanno interrotto le cure “dei mostri”, segna nel profondo ognuno di noi. Togliere a una madre il diritto di stare vicino al proprio figlio, di accudirlo, di sapere che, nonostante l’indicibile disgrazia che lo ha costretto a vivere in uno stato vegetale, ancora è vivo e respira, negarle la possibilità ogni mattina di accarezzarlo, di parlargli, di nutrire una seppur irrazionale speranza che un giorno si possa riprendere, è disumano.
La decisione del consiglio di stato francese sintetizza lo spirito della nostra epoca per cui si vorrebbe ogni ambito della vita umana sottomesso a valutazioni di carattere economico (mantenere una persona in vita attacca alle macchine rappresenta un costo, si dice) o razionale (è impossibile al 100% che questa persona si possa riprendere, si dice), dimenticando che ci sono sentimenti come l’amore per un figlio che vanno ben al di là del razionalismo e del cinismo a cui ci vorrebbero tutti sottomessi.