Quando Agamben e Cacciari pubblicarono il loro appello contro il green pass, Antonella Viola vergò un articolo sulla Stampa che iniziava più o meno così: avrei la tentazione di argomentare con i filosofi sui concetti di libertà e diritti individuali, ma sarei poco seria e credibile perché, pur avendo letto Kant e Sant’Agostino, di filosofia parlano gli esperti del settore. Che era un po’ come dire, pur indirettamente, che di scienza son titolati a parlare gli scienziati. E non gli intellettuali.
Lo stesso discorso sembra non valere in ambito politico. Dopo essere diventata volto di La7 per tutto quello che riguarda il coronavirus e i vaccini, infatti, pare che l’immunologa sia diventata d’un tratto anche politologa. In fondo siamo il Paese di 60 milioni di tecnici della Nazionale di calcio, dunque è inutile stupirsi se la scienziata – senza osservare chissà quale statistica sul flusso di voti – arriva a sentenziare che “gli italiani si sono accorti” di come Salvini e Meloni abbiano “sposato posizioni antiscientifiche”, rimediando così la batosta elettorale delle amministrative.
Il verdetto della “politologa” Viola è netto. Ritiene che Lega e Fdi abbiano tenuto delle “posizioni discutibili, non solo riguardo ai vaccini, ma anche all’inizio sulle restrizioni, sul lockdown, sul virus che è morto”. Perché? “Non lo so – risponde – lo deve chiedere a loro. So solo che gli italiani se ne sono accorti”. Due obiezioni ci siano permesse. Primo: forse occorre ricordare alla Viola che i primi a negare l’epidemia nel febbraio-marzo del 2020 furono dapprima gli scienziati del Cts (la definirono un’influenza) e poi i politici di centrosinistra, con in testa l’ex segretario di quel Partito Democratico amante degli aperitivi. Secondo: forse Viola non si è accorta che, per quanto il centrodestra abbia evidentemente perso la tornata elettorale sui Comuni, i sondaggi danno ancora la coalizione intorno al 47% dei consensi in Italia. Cosa significa? Che gli italiani a Roma, Milano e Torino non amano le “posizioni antiscientifiche” dei leader della destra mentre il resto del Paese sì? Ovviamente no. È più probabile, ma la “politologa” Viola potrà chiarircelo meglio, che il voto amministrativo sia del tutto differente da quello delle politiche. Nei comuni contano le persone, il candidato sindaco, meno i partiti e i loro leader.