Cominciano ad accorgersene persino al Corriere che le botte di sinistra fanno male esattamente come le altre. E che menano le “loro” donne persino i colti, gli avanzati, i progressisti, il ceto medio riflessivo , secondo la memorabile definizione dello storico Paul Ginsborg, un tempo ideologo dei girotondi e ora would be sardina. È successo che proprio nella giornata mondiale contro la violenza sulle donne, una studentessa abbia chiesto conto al grande guru del progressismo neo socialista,Thomas Piketty, il fustigatore delle diseguaglianze e l’assertore di tante tasse sui ricchi, delle accuse di botte e violenze contro la sua compagna di allora, anch’essa ben nota, e anch’essa “socialista cosiiii”, per dirla con Verdone: l’ex ministro di Hollande, Aurelie Filippetti. Mica poca cosa: la parlamentare socialista andò alla gendarmerie e accusò l’allora sconosciuto economista di averla buttata dalle scale.
La risposta sprezzante del Piketty di oggi alla studentessa ha riaperto le ferite, visto che la star tassatrice ha più o meno detto che la Filippetti si era inventata tutto, provocando una reazione indignata della interessata e la riapertura anche giudiziaria del caso. Tutto però tenuto, dai media progressisti, su toni molto bassi. Immaginiamoci se un grande intellettuale conservatore avesse fatto la stessa cosa di Piketty. Le Monde, Guardian, New York Times e, da noi, Repubblica, ci avrebbero campato per giorni. E non c’è da essere cosi immaginativi. Qualche mese fa i suddetti giornali cercarono di imbastire una campagna contro Boris Johnson solo perché dei vicini lo avevano sentito discutere con la compagna, in cui poi era parso che a beccarsi un ceffone fosse stato il premier inglese.
Ma quindi le botte di sinistra sulle donne sono sante, o per lo meno sono giustificabili e certo non puzzano come quelle dei deplorabili di destra? Per quanto possa sembrare paradossale, i progressisti dicono di sì. Nella loro visione iper ideologica, il male non è connaturato all’essere umano ed è solo il risultato di scelte storiche, politiche, educative, sociali. Se hai fatto buone letture, se sei ricco, se abiti nei beaux quartiers, se ovviamente voti i progressisti e comunque non i sovranisti, se sei europeista, impossibile che tu alzi la mano sulla tua compagna. E se per caso questo dovesse accadere, sarà stata lei a portarti alla esasperazione. Con il che compaiono anche i più biechi pregiudizi sulla “natura femminile”.
Peccato che le statistiche sulle violenze coniugali dimostrino esattamente il contrario e che, certo, se negli ambienti socialmente sfavoriti le violenze sono maggiormente all’ordine del giorno, esse restano comunque elevatissime presso quella oligarchia dei colti urban bobo che sono la vera classe sociale di riferimento del progressismo internazionale, e di cui i sinistrissimi Piketty e Filippetti rappresentano un valido campione.
Noi conservatori, al contrario dei progressisti, rifuggiamo dalle letture ideologiche, almeno su questi temi. Sappiamo che il male alberga nel cuore di ogni uomo, è la natura umana, è il peccato originale, che non può essere ricondotto a cause sociali e culturali, e men che meno alle scelte politiche dei singoli. Il che non vuol dire siamo disposti a tollerare le violenze sulle donne. Ma sappiamo che gli strumenti cognitivi approntati da decenni di femminismo e di correttezza politica non servono a nulla, se non a eludere le questioni.
Marco Gervasoni, 4 dicembre 2019