Arrestato l’ennesimo migrante irregolare che seminava il panico in stazione. Esiste un problema sicurezza? Cinque violenze sessuali, delle quali una compiuta con l’ausilio di un complice, non ancora identificato. Questo è il curriculum vitae, elaborato dagli agenti, del tunisino irregolare Ryen Wasti. Un ragazzo di appena 20 anni, ma capace di commettere reati simili su ben cinque ragazze diverse.
Teatro degli stupri sarebbe stata l’area circostante alla stazione di Padova, luogo in cui l’immigrato in pochi mesi avrebbe deciso di sfogare tutta la sua violenza, senza alcuna pietà per le vittime. A causa dell’elevata pericolosità sociale del soggetto, il gip Laura Alcaro ha disposto la custodia cautelare in carcere. Eccellente il lavoro delle Forze dell’Ordine, che già avevano denunciato ed arrestato il tunisino due volte a maggio per reati collegati allo spaccio di droga, assieme a un complice (tunisino anche lui). In seguito agli arresti però, gli agenti hanno individuato una somiglianza tra lo spacciatore e l’identikit fornito dalle giovani vittime.
Ma poiché non è prevista la custodia cautelare in carcere per i minorenni, per sfuggire alla misura restrittiva della libertà personale, il giovane persisteva nel dichiarare di essere un minorenne libico. Solo grazie all’esame osseo richiesto dalla procura di Padova si è riusciti a identificarlo: è nato nel 2003, quindi è maggiorenne a tutti gli effetti. Il suo modus operandi, descritto con precisione dal Corriere del Veneto, si basava sull’offrire birra o droga alle giovani vittime (tra cui una diciassettenne, quindi minorenne) e successivamente procedeva con la violenza. Ora finalmente pagherà (speriamo) per i suoi reati.
Il problema di fondo però resta sempre lo stesso. C’è una inquietante legame tra gli immigrati clandestini e reati a sfondo sessuale. In base ai dati Istat più recenti, risalenti al 2020, il 41 per cento circa delle persone denunciate o arrestate con l’accusa di violenza sessuale in Italia (1.888 su un totale di 4.595) era composto da cittadini stranieri. I numeri, francamente, non sorprendono. Quotidianamente, dopotutto, assistiamo a notizie di violenze sessuali commesse da immigrati, spesso nelle città del Nord Italia, le cui stazioni (si pensi alla Stazione Centrale di Milano, dove essere derubati o peggio è diventato ormai prassi) sono l’immagine più rappresentativa di come esistano “città nelle città” nelle quali i migranti irregolari, in completa serenità spacciano, commettono piccoli o grandi furti e arrivano anche a compiere le violenze, come quelle descritte nell’articolo.
A questo punto viene da chiedersi fino a quando si potrà andare avanti. Che le città italiane siano diventate insicure è sotto gli occhi di chiunque le frequenti. Non è questione di essere di destra o sinistra, perché il tema sicurezza dovrebbe essere bipartisan, riguardando tutti. Sì, tutti: anche i politici, intellettuali, attori, influencer di sinistra che si tengono ben distanti dalle stazioni e vivono nei quartieri chic delle grandi città. E che sono pronti a dare del fascista, razzista, xenofobo e tutti gli altri improperi possibili a chi, come l’autore dell’articolo che state leggendo, sostiene che forse un piccolo problema sicurezza nelle città italiane esiste. E, su questo possiamo esserne sicuri, non sarà certo nascondendo la polvere sotto al tappeto e urlando al “razzista” verso chiunque lo faccia notare che il problema sarà risolto.
LC, 27 giugno 2023