Nuovo allarme sanitario: passano gli anni ma sembra di non riuscire più a trovare la pace che il Covid ha portato via. È la volta del nuovo virus Marbug ed è simile alla pericolosa Ebola. I giornali italiani, in questi giorni, ghiotti si sensazionalismo, hanno subito lanciato la “bomba” sulla nuova minaccia che potrebbe arrivare dall’Africa: “Marbug, due casi in Ghana: virus altamente contagioso. Oms: rischio epidemia”, ha scritto il Messaggero, ed Il Tempo ha caricato ancora di più: “Marbug, il nuovo virus che inquieta il mondo: come ci si contagia, i sintomi e le conseguenze”.
Torna la liturgia del terrore
Lontani dai complottismi, che sappiamo ormai distruggere l’informazione, è bene ricordare che se da una parte avere notizie è fondamentale, dall’altra è ancora più importante cercare di non generare il panico in un popolo stremato – sia economicamente che moralmente – e che ancora, anche se tutti dicono il contrario di tutto, lotta con il Covid alla luce dei contagi alle stelle delle ultime settimane a prescindere da vaccini, dispositivi di sicurezza e provvedimenti. E nel caos generale – e mediatico – dove è inevitabile sentirsi spaesati, impauriti e demotivati non abbiamo certo bisogno di ulteriore terrorismo su un nuovo virus che, se la storia ci insegna essere molto pericoloso e quindi degno di attenzione, registra al momento 2 casi al mondo.
Il virus Marbug: cosa è
Le due persone che sono state contagiate – e purtroppo decedute – sono state registrate in Ghana: “Le autorità sanitarie sono sul campo per indagare sulla situazione e prepararsi per una possibile risposta all’epidemia. Stiamo lavorando a stretto contatto con il Paese per aumentare il livello di rilevamento, tenere traccia dei contatti ed essere pronti a controllare la diffusione del virus”, ha spiegato – infatti – il Dottor Francis Kasolo, rappresentante per l’Organizzazione mondiale della Sanità in Ghana.
Il ruolo dell’Oms e il virus Marbug
Non è la prima volta, come apprendiamo dalla stessa Oms, che questo virus colpisce ma è sicuramente la prima volta che in Italia si trasforma in una spaventosa notizia. Negli ultimi anni, infatti, si sono registrati focolai e casi sporadici in Angola, Repubblica Domenicana del Congo, Kenya, Sudafrica, Uganda e – nel 2022 – nel sud della Guinea. Informazioni, però, che, evidentemente, all’epoca non destavano attenzione, non erano terreno fertile per l’opinione pubblica quando ancora non andava di moda la mania del terrore sanitario.
Ad aggiungere preoccupazione è infatti proprio l’Oms che dichiara: “Sono in corso di valutazione una serie di possibili trattamenti, tra cui emoderivati, terapie immunitarie e farmacologiche”. Questo perché – si apprende – non esistono, come non sono mai esistite, cure specifiche ne vaccini.
Torna l’allarmismo
Sull’onda dell’allarmismo dell’Organizzazione Mondiale, non poteva certo rimanere indietro un’Italia che ultimamente si destreggia tra emergenza guerra ed emergenza Covid: “Ciò che accade in un altro continente non può non riguardarci”, afferma infatti Carlo Federico Perno, virologo clinico e responsabile della Microbiologia e Diagnostica di Immunologia dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma. Una messa in guardia che spaventa e che ci fa tornare alla mente il 2020 e quella coppia cinese ricoverata allo Spallanzani che, seppur di un altro continente, sono stati l’inizio di quella pandemia che ha cambiato il mondo.
E aggiunge il virologo: “Omicron 5 è la dimostrazione: si sta diffondendo quasi sincronicamente in tutto il mondo a causa degli spostamenti di milioni di persone. Queste cose accadranno sempre di più”. E, stando a quanto affermano i professionisti e a come la stampa diffonde le notizie, sembrerebbe davvero che “queste cose” accadano davvero in tempo record, una dietro l’altra senza lasciar respiro agli italiani. Il Covid sempre in prima linea, ma anche il vaiolo delle scimmie (che per settimane è stato protagonista di pagine e talk televisivi e ora sembra già un ricordo lontano) e adesso Marbug. Se il Covid ci ha insegnato che, a prescindere dalla gestione politica discutibile o no, di fronte alla salute non c’è strategia che tenga, almeno dovremmo aver appreso che la strategia della paura non è altro che un incentivo in più per mettere al tappeto una nazione. Evidentemente, però, non è così: 2 casi nel mondo e “Si lavora per gestire un’epidemia”: questo è quanto.
Bianca Leonardi, 10 luglio 2022