Tutto si può dire di Maurizio Costanzo ma non che non conosca i suoi polli, che poi sono i polli d’allevamento della televisione, di uno show business che forse nessuno come lui e la moglie Maria De Filippi hanno saputo portare, piaccia o non piaccia, a un altro livello. La grande potenza della coppia è fuori discussione, l’onnipresenza nel giro dello spettacolo pure, l’esperienza non ne parliamo. Per cui se Costanzo manda una stilettata a qualcuno, si può star certi che non è casuale né il bersaglio né lo stiletto: “Chiara Ferragni deve giustificare la sua presenza a Sanremo e lo fa con la battaglia, più che giusta, in difesa delle donne”.
Ferragni, un Frankenstein pubblicitario
La spettinata arriva morbida, senza eccessi, ma lo stesso pesantuccia perché inequivocabile; diciamo che Costanzo, alla sua età e nella sua posizione, può permettersi di dire che la reginetta è nuda e anche piuttosto ipocrita: quasi un’ovvietà, che però pesa per la bocca che la esprime, tipo Uto Ughi coi Maneskin. Tanto più notevole, la sortita del conduttore, in quanto rara, se non unica, in un panorama mediatico che pare creato al solo scopo di celebrare le gesta dell’entità Ferragni, creatrice digitale non si sa di cosa, imprenditrice digitale si capisce ancora meno di cosa. Una che dall’inizio c’è perché c’è, famosa perché famosa, ma niente più che un Frankenstein pubblicitario, assemblaggio di parti eterogenee fino a creare un collettore animato, più o meno, di marchi, griffe e di tutto quel superfluo, a cominciare da se stessa, che moltiplica i denari come nel campo dei Miracoli. Almeno il marito qualcosa crea, seppur in forma di riciclo ridicolo di musichette di decenni trascorsi. Chiara è lavoisieriana, nel suo mondo nulla si crea e nulla si distrugge (ma tutto si trasforma in svanziche).
Puro marketing
Di fatto, Maurizio Costanzo mette il sale sulla stessa piaga che dall’inizio abbiamo individuato noi, in splendida solitudine fino a una voce poco fa: Ferragni a Sanremo è puro marketing che tuttavia necessità di un pretesto. E pretesto resta, questa è gente che a pretesti ci fa marciare i treni: una spolverata di selfie con Liliana Segre, salvo ammettere che “dell’Olocausto non sapevo niente, mi informerò”. Chissà dove aveva vissuto Chiara negli ultimi 30 anni, forse nel reality di sé stessa. Con un simile andazzo, difficile credere ciecamente alla Chiara d’Arco in difesa delle donne. Una che, sbarcata armi e (molti) bagagli e servitù a Sanremo, ha subito preteso, se le cronache non mentono, una sorta di area off limite solo per lei, dove a malapena può entrare Big Nose Love. Il nulla cosmico si gonfia, si pompa soprattutto così.
Costanzo, vero signore della tv
Le crociate da Ferragni coincidono con Ferragni, punto e basta, e con lei muoiono. Questo ha detto, con eleganza tranchant da vecchio volpone, mastro Costanzo: e la sua uscita è una notizia di per sé, non tanto per cosa significa: come mai un attacco così affilato per una intoccabile dei nostri mala tempora, una che può piegare la comunicazione mercantile, l’informazione pubblicitaria sulla narrazione di sé? Difficile pensare a un momento di insofferenza spontanea, ad un commento imprudente o ad una sorta di esigenza di verità: Costanzo non è un tenerone e non è una signorina, certe logiche, certe dinamiche le conosce, ne è stato fra i demiurghi, anche spregiudicati, della televisione moderna. C’era, se mai, un voler mettere a posto le cose? C’è stato uno sgarbo, un eccesso di confidenza da parte della signorina che ormai si crede al di là del bene e del male? Cose loro, affari loro, ma la sortita resta notevole, alla vigilia di un festival che rischia di sdoganare Frankenstein fino in politica oppure di disintegrarlo.
Come minimo, ha il senso di un richiamo all’ordine, l’ordine delle proporzioni almeno. Un invito a non strafare, a rientrare nei ranghi, e magari a dimostrare di cosa si è capaci, ammesso di essere capaci di qualcosa. Perché non basta sempre la logica della sfida, del vai e goditela, del tanto vada come vada ne esco vincitrice. Come a voler ricordare a chi si è montato troppo la permanente che nessuno è onnipotente come crede, nessuno è inattaccabile come l’oro, che c’è un tempo per tutto e niente dura per sempre. Nemmeno i pretesti.
Max Del Papa, 20 gennaio 2023