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Viva Israele che manifesta contro il golpe giudiziario - Seconda parte

La professoressa ha scritto: “Sono preoccupata che Netanyahu non abbia la possibilità di ottenere un processo giudiziario. Ci sono stati così tanti processi sulla stampa che ora un processo vero non riuscirebbe ad avere una sentenza diversa da quella già decisa sui media. Questa è una tragedia per Bibi ma anche una brutta pagina per il paese e per la società”. Il procuratore di Stato Mendelbit, perché convinto delle sue idee o perché tirato per i capelli, sarà la storia a scrivere la verità, non ha ascoltato né l’appello di Alan Dershowitz, che conosce personalmente, né i dubbi della professoressa Ruth Gavison, ed è andato dritto per la sua strada fino ai rinvii a giudizio pur sapendo che nulla può accadere nei prossimi mesi fino alle elezioni e alla formazione di un nuovo governo e alla costituzione della commissione per le autorizzazioni a procedere contro i parlamentari.

Solo chi non vuole vedere non può accorgersi che non si tratta di un attacco diretto a un leader corrotto, ma del tentativo di distruggere una linea politica. Le magistrature, non solo in Israele ma un po’ in tutto il mondo democratico, da diversi anni invadono il campo politico e questa non è una buona notizia sia per la democrazia che per la libertà tout court. Basta cambiare il nome dei politici, sempre di quelli non allineati al pensiero comune unico e politicamente corretto, e spostare geograficamente le vicende, e ritroviamo lo stesso accanimento dei giudici che corrono dietro ai politici per farli decadere e, di fatto, far decadere il volere popolare.

Quella di ieri sera a Tel Aviv potrebbe essere, anzi speriamo che lo sia, la prima di tante manifestazioni del libero pensiero che dovrebbero essere organizzate anche in altre nazioni e in altri contesti, perché i media debbono nuovamente imparare a riportare le notizie per come sono e dare lo stesso tempo e dignità a tutti i punti di vista, mentre i magistrati hanno il dovere di mettere sotto inchiesta tutti i politici ladri con accuse fondate, non solo chi non è “simpatico” a un certo sistema. Perché la libertà è necessaria come l’aria e se siamo arrivati al punto che per difenderla bisogna scendere in piazza, significa che qualcosa non funziona più e deve essere aggiustata.

Michael Sfaradi, 27 novembre 2019

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