Esteri

“Viva la polizia”. La lezione della nonna di Nahel ai rivoltosi

Proseguono le proteste in Francia. L’appello per fermare le violenze della famiglia del giovane ucciso. Muore un vigile del fuoco

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Più di 3mila arresti in soli cinque giorni. È questo il bilancio momentaneo delle proteste in Francia, dopo la morte del diciassettenne Nahel, ucciso da un agente di polizia durante un’operazione di controllo stradale. Ormai da quasi una settimana, il Paese è in preda ad una fortissima ondata di violenze, che non sta risparmiando quasi nessuna delle grandi città francesi, da Parigi a Marsiglia, per poi passare a Lione, dove nelle scorse ore la polizia ha dovuto placare la folla con l’uso di gas lacrimogeni. A ciò, ovviamente, si aggiunge Nanterre, la città in cui è avvenuta la tragedia che ha fatto scatenare i tafferugli. Ieri sera, un vigile del fuoco di appena 24 anni è morto nel tentativo di spegnere un incendio a Saint-Denis. Nonostante una tensione in leggero calo, nella notte sono stati arrestati 157 manifestanti con tre feriti tra le forze dell’ordine. Sul campo sono stati schierati 45mila tra poliziotti e gendarmi, un dispiegamento di forze che al momento non sta avendo la meglio sui rivoltosi.

L’appello della famiglia di Nahel

Ora, dopo l’Eliseo, il governo in toto, fino ad arrivare alla nazionale di calcio francese, l’appello del “cessate il fuoco” arriva direttamente dalla nonna di Nahel, che ieri ha intimato i manifestanti a far cessare le violenze. “Alla gente che sta distruggendo tutto, io dico – ha esortato la donna, intervistata da BFM TV – che non rompano le vetrine, che non distruggano le scuole, gli autobus. Fermatevi, sono delle mamme che prendono l’autobus, ci sono delle mamme per la strada”.

Un appello che ha già prodotto comunque un risultato efficace, visto che ora la città di Nanterre è sotto controllo, nonostante le proteste continuino ad espandersi a macchio d’olio, addirittura pure in Svizzera e Belgio, dove a Bruxelles ultime ore si contano almeno 35 fermati dalle forze dell’ordine. L’intimazione della nonna di Nahel è poi continuata sostenendo il lavoro svolto dalla gendarmeria, assicurando di avercela solo con il poliziotto che ha ucciso suo nipote, ma non con gli altri agenti. E aggiunge: “Meno male che ci sono i poliziotti. Ho fiducia nella giustizia”. Mentre su chi compie violenze in nome di Nahel: “Lo usano come pretesto”.

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Francia nel caos

Ma lo scenario più preoccupante si è verificato ieri a Haÿ-les-Roses, nel Val-de-Marne, dove il sindaco della città, Vincent Jeanbrun, portavoce dei Républicains, ha denunciato un attacco sferrato contro la sua abitazione, dove si trovavano la moglie e i figli. Secondo le ultime ricostruzioni, un gruppo di rivoltosi avrebbe sfondato il cancello di ingresso a bordo di un’auto, tentando l’assalto alla casa del primo cittadino e appiccando un incendio con lo scopo di bruciarla. Un agguato che ha comportato “una frattura alla tibia” alla moglie di Jeanbrun. A Nimes, invece, un agente di polizia, ferito da un colpo di pistola, è stato protetto dal suo giubbotto anti-proiettili durante le violenze urbane. Ora, la Procura indaga per tentato omicidio.

Nel frattempo, il bollettino delle devastazioni rappresenta uno scenario da guerra civile, che ha portato lo stesso Macron a rinunciare alla sua visita a Berlino dal cancelliere Scholz, programmata da tempo. Ad oggi, sono 200 i negozi assaltati, una decina di centri commerciali saccheggiati, 250 tabaccherie svaligiate e 250 banche danneggiate. La Francia continua a bruciare.

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