Economia

Soldi in tasca

Vivi a lungo? L’Inps ti “punisce”: l’ultima idea sulle pensioni

pensionato inps 02 © nirat e Jacqueline tramite Canva.com

L’Inps ha presentato uno studio per una distribuzione più equa dei fondi pensionistici, in base alle aspettative di vita dei pensionati. L’obiettivo è un calcolo che tenga in considerazione la regione di residenza e la professione svolta dei soggetti. Questi criteri sono fondamentali per comprendere come la speranza di vita degli italiani varia da regione a regione e tra diverse categorie professionali.

Aspettative di vita e pensioni: l’approccio dell’Inps

Le persone che raggiungono l’età pensionabile di 67 anni possono avere aspettative di vita molto diverse. Alcuni potrebbero vivere per decenni, altri invece avrebbero un periodo di fruizione dei fondi pensionistici decisamente inferiore. Come fare a “equilibrare” i conti? Ecco perché l’Inps propone di tenere in conto queste differenze nella determinazione dell’assegno pensionistico, ribadendo che la situazione attuale favorisce i soggetti più abbienti a discapito di quelli con redditi inferiori.

Il calcolo del contributo pensionistico avviene tramite un coefficiente di trasformazione, il valore che concorre a determinare l’assegno pensionistico e che al momento è lo stesso per tutti (al netto delle variazioni in base all’età del lavoratore quando chiede la pensione). Non importa cioè il tipo di lavoro che fai, il luogo in cui vivi, se l’efficienza sanitaria della regione di residenza o di altri fattori che possono concorrere ad allungare (o ridurre) mediamente l’aspettativa di vita. Pertanto, l’Inps suggerisce di analizzare questi fattori per ottenere una distribuzione più equa delle pensioni.

Professioni e pensioni: le differenze secondo l’Inps

Esaminando le differenze tra le professioni, i dati dell’Inps mostrano che un pensionato che ha lavorato come operaio o impiegato ha una previsione media di percepire una pensione per 17,6 anni, mentre un ex dirigente mediamente ne può godere per 19,7 anni. Tuttavia, secondo lo studio dell’Inps, anche il reddito svolge un ruolo: un pensionato con un reddito basso, infatti, prevede di ricevere una pensione per 16 anni in media, mentre chi veleggia nella fascia di reddito più alta ha una previsione media di 20,9 anni.

Lo stesso discorso, più o meno, si può fare per quanto riguarda la regione di residenza. Nelle Marche e in Umbria, per fare un esempio, gli uomini hanno una speranza di vita di 18,3 anni in media dopo l’agognata pensione di 67 anni. In Trentino Alto Adige, le donne, possono invece arrivare anche fino a 21,6 anni. Opposto il discorso in Campania e Sicilia, dove la previsione media di assegni pensionistici arriva a 17 anni per gli uomini e a 17,1 per le donne.

L’Inps e le future decisioni politiche ed amministrative

L’Inps, dopo la pubblicazione delle notizie sui quotidiani nazionali, ha fatto sapere che non sta proponendo una riforma delle pensioni, e che le informazioni raccolte sono destinate ad essere una risorsa per l’elaborazione di decisioni politiche ed amministrative. “L’impegno dell’Inps – si legge nella nota – è e rimarrà sempre quello di garantire la tutela dei diritti dei cittadini e la sostenibilità del sistema previdenziale italiano, nel rispetto delle competenze e dei ruoli istituzionali”.