Tutti noi, ormai, viviamo in questo manicomio in cui il diritto penale (totale) s’identifica con l’etica pubblica e tutto, anche i vizi, i peccati, i comportamenti “impropri”, gli sbagli, tutto è reato. Le azioni – che si tratti di affari o di sesso, di lavoro o di ambiente, di tasse o di amministrazione – non escono dal recinto dell’incriminazione penale. La giustizia penale è diventata la grande mediatrice del modo di concepire e sentire la società ossia i rapporti umani. Il celebre incipit de Il processo di Kafka – “Qualcuno doveva aver calunniato Josef K. perché senza che avesse fatto niente di male, una mattina fu arrestato – è semplicemente non solo la realtà della nostra condizione ma anche la forma ideale della coscienza. Ma con una differenza peggiorativa: in Kafka la colpa riguarda una persona in quanto tale, mentre nel nostro tempo la colpa è legata al ruolo sociale, all’attività, al genere sessuale.
Auguri!
Giancristiano Desiderio, 28 gennaio 2020