Esteri

La guerra in Ucraina

Voci dagli Usa: “L’Ucraina sta per perdere”

L’esercito di Zelensky si è immobilizzato in posizioni difensive statiche. La nuova strategia di Putin sta funzionando

Esteri

Di Paolo Becchi e Giovanni Zibordi

“Diogene portava a volte una lanterna accesa per le strade di Atene alla luce del giorno. Se gli chiedevano perché, diceva che stava cercando un politico onesto. Trovare politici onesti oggi a Washington è molto difficile. Diogene avrebbe bisogno per trovarli portare con sé un proiettore allo xenon”. Così Douglas Macgregor, sull’American Conservative, un ex advisor del Secretary of Defense di Trump e autore di diversi libri di strategia militare. Per le considerazioni di tipo militare citeremo da questo articolo di Macgregor.

Ucraina, il crollo militare

Ogni tanto però ci sono brevi momenti all’interno dell’establishment di Washington ed europeo in cui si è costretti ad ammettere la verità. Dopo aver mentito sistematicamente per mesi al pubblico sulle origini e sulla condotta della guerra in Ucraina, i grandi media di lingua inglese e alcuni loro “derivati” in Europa (non in Italia dove vige un governo privo di opposizione e una stampa in larga parte allineata) stanno ora preparando il pubblico occidentale al crollo militare dell’Ucraina che non è lontano. Si veda ad esempio qui un ottimo reportage di “Rolling Stone”. Qui, infatti, si può leggere di come i bravi soldati ucraini vivano trincerati sui confini del Donbass ricevendo notte e giorno missili e colpi di artiglieria “guidata” russa che arrivano anche da 10 o 20 km di distanza senza poter replicare. E ammettano alla fine coi reporter americani che “qui la gente aspetta l’arrivo dei russi, la polizia ucraina ne arresta di continuo, anche due soldati della nostra brigata”.

Il comportamento dei politici europei delle ultime settimane sempre più nervoso, caotico e incoerente si spiega con le informazioni riservate che sicuramente hanno sul disastro militare ucraino e la conseguente vittoria militare di Putin. Sul lato economico, il fatto che il rublo sia salito al livello più alto degli ultimi sette anni e la Russia non abbia mai incassato tanto dall’export è ormai fatto riconosciuto. Le sanzioni alla Russia sono arrivate ora alla quinta “dose”, come i vaccini, perché anche loro come i vaccini non funzionano e anzi hanno effetti collaterali pesanti che non erano stati previsti. Così il fatto che l’inflazione, non creata perché c’era già, ma certamente esacerbata dalle sanzioni ha già spinto le Banche Centrali a cominciare ad alzare i tassi creando un crac sui mercati da circa 16 mila miliardi di perdite di titoli e azioni. Come ammontare di ricchezza finanziaria persa supera già ora di molto quella del 2008. Perché appunto si alzano i tassi a fronte di inflazione come negli anni ‘70 e si anticipa una probabile recessione.

Ma sul lato militare i nostri media mantengono ancora l’illusione delle difficoltà della Russia, mentre in realtà sta preparandosi il crollo militare ucraino. E questa disfatta, come è già avvenuto tante volte nella storia, in Italia nel 1943, in Urss con l’Afganistan, in Argentina con le Falkland e così via, inevitabilmente porterà al crollo di Zelensky in Ucraina. È solo una questione di tempo. La combinazione di alta inflazione, crollo dei mercati finanziari, disfatta militare del governo sostenuto dalla Nato e vittoria di Putin metteranno in crisi anche Draghi, Biden e compagnia. Ma andiamo ora alla situazione militare seguendo il testo di Macgregor.

La strategia russa

“I media occidentali avevano fatto tutto il possibile per creare l’apparenza di una forza militare che l’Ucraina non aveva e non ha. Gli stessi videoclip di carri armati russi colpiti sono stati mostrati di continuo anche se erano sempre gli stessi. Alcuni contrattacchi locali degli ucraini sono stati segnalati come se fossero manovre operative. Gli errori russi sono stati esagerati in modo sproporzionato e così le perdite russe, mentre la reale portata delle perdite dell’Ucraina sono state semplicemente censurate, non leggevi mai niente su quello che succedeva a loro. Ma le condizioni sul campo di battaglia sono che le forze ucraine si sono immobilizzate in posizioni difensive statiche all’interno delle aree urbane e del Donbass centrale. Gli esperti militari indipendenti (pochi) hanno però spiegato da mesi che in questo modo la posizione ucraina era senza speranza.

Questa situazione degli ucraini sempre fermi trincerati, specialmente in Donbass è stato descritto dai media come un fallimento dai russi che non raggiungevano gli obiettivi. Ma in realtà un esercito che immobilizza i soldati nelle difese trincerate come se fossimo ancora nella I Guerra Mondiale, nel XXI secolo le fa identificare, prendere di mira e distruggere da artiglieria, missili e aviazione che le martellano da molti chilometri di distanza. Nella guerra moderna ci sono risorse di intelligence, sorveglianza e ricognizione, anche con droni, collegate ad armi ad attacco guidato di precisione o moderni sistemi di artiglieria informati da dati di puntamento accurati”.

Gli errori di Zelensky

La strategia di Zelensky di tenere da mesi trincerati nel Donbass il grosso dell’esercito ucraino è suicida per qualsiasi esercito che si trovi a combattere contro una armata sofisticata come quella russa. Ciò è tanto più vero in Ucraina, perché era evidente che Mosca si sarebbe concentrata sulla distruzione delle forze militari ucraine, non sull’occupazione di città o sulla occupazione del territorio ucraino a ovest o nel centro del paese. La strategia russa di “demilitarizzare” l’Ucraina demolendone l’esercito sta funzionando. Ai russi non è mai interessato occupare Kiev o tutto il territorio dell’Ucraina, ma occupare alcune zone di lingua russa, rendere l’esercito ucraino inoffensivo e rovesciare il regime ultranazionalista ucraino. Il primo obiettivo è quasi raggiunto, il secondo viene gradualmente raggiunto giorno per giorno e il terzo arriverà di colpo quando la disfatta militare, come sempre succede, farà crollare anche il governo.

Il risultato della strategia di Zelensky, dettata da esigenze mediatiche di immagine e da Usa e Uk che lo armano e istigano, è stato finora l’annientamento graduale e sistematico delle forze militari ucraine. Sempre da Macgregor: “L’invio continuo di armi statunitensi e Nato ha mantenuto le povere legioni di soldati di Kiev sul campo, ma dall’inizio continuano ad essere sacrificati in gran numero grazie alla guerra per procura di Washington. La guerra di Zelensky e della Nato è una causa persa. Le forze ucraine ferme e trincerate vengono dissanguate dall’artiglieria, missili e aviazione russa e ormai non trovano rimpiazzi addestrati. La situazione diventa più disperata di ora in ora. Nessuna quantità di aiuti o assistenza militari statunitensi e alleati, a parte un intervento militare diretto delle forze di terra statunitensi e Nato, può cambiare la realtà. Il problema oggi non è negoziare di cedere territorio e popolazione nell’Ucraina orientale che Mosca già controlla. Il futuro delle regioni di Kherson e Zaporozhye insieme al Donbass è già deciso. È probabile che Mosca ora arrivi anche Kharkov e Odessa, due città storicamente russe e di lingua russa, nonché il territorio che le confina. Queste operazioni estenderanno il conflitto per tutta l’estate”.

I combattimenti non si fermeranno se il governo Zelensky seguirà ancora il piano angloamericano per un conflitto che perduri nel tempo. In pratica, questo significa il suicidio di Kiev, esponendo il cuore dell’Ucraina a ovest del fiume Dnepr a massicci e devastanti attacchi delle forze missilistiche e missilistiche a lungo raggio russe. Questo disastro sarebbe evitabile se in Europa non si seguisse ciecamente l’esempio di Washington e Londra. Ma l’incapacità della Ue con la politica di sanzioni e invio di armi è evidente.

L’incubo recessione economica

Intanto la popolazione europea, come la maggior parte degli americani, sta vedendo l’arrivo di una recessione economica che le politiche di deficit e liquidità hanno rinviato per anni, ma che ora pare inevitabile. A differenza degli americani, che devono subire le conseguenze delle politiche di Biden, i governi europei potrebbero distanziarsi dal piano di guerra permanente angloamericano per l’Ucraina, non molto diverso da quelli di guerra permanente in Medio Oriente o Libia degli ultimi 20 anni, ma non lo faranno e saranno guai seri, soprattutto per le economie strutturalmente più deboli come la nostra.

Negli Usa, intanto, si sono stanziati 60 miliardi di dollari cioè i 18 miliardi di dollari al mese in trasferimenti diretti o indiretti ad uno Stato ucraino corrotto che ora sta crollando (senza contare che molti dei soldi vanno a Lockheed, Raytheon e altri contractor militari americani). Poi cosa succederà ai milioni di ucraini nel resto del paese che sono fuggiti in giro per l’Europa? E da dove verranno i fondi per ricostruire l’economia in frantumi di ciò che resterà dell’Ucraina?

L’inflazione costa alla famiglia americana media intorno al 10% rispetto all’anno scorso (anche perché in Usa non conteggia il costo degli affitti per cui è più alta del dato ufficiale dell’8,6 %) e in più hai un crollo di borsa e titoli di stato. Per cui ora per l’elettorato americano il destino del Donbass o di Odessa diventa poco rilevante. Con i problemi finanziari ed economici che stanno manifestandosi, un’ammissione di sconfitta in Ucraina potrebbe peraltro avere una ulteriore influenza negativa su Biden che è comunque già crollato nei sondaggi intorno al 38% e a novembre gli americani infliggeranno una disfatta ai Democratici, che ora, non a caso, sono molto preoccupati. Ogni settimana che passa l’inflazione e la crisi dei mercati e anche la prospettiva di recessione paralizzano l’attenzione dei politici Usa.

I quali politici, nel frattempo, sono informati ormai della sicura disfatta militare ucraina descritta sopra. Nell’ultimo mese, infatti, i loro stessi grandi media hanno tacitamente cambiato tono e parlano spesso delle terribili perdite che i poveri soldati ucraini (arruolati ora spesso a forza) subiscono chiusi nelle loro trincee intorno al Donbass. Si tratta di migliaia di morti.

Il racconto distorto dei media

Tanto per fare un esempio clamoroso, in tutte le guerre quando un contingente è circondato, come è successo a Mariupol al battaglione Azov, si tenta di aiutarlo. Ma Zelensky non ha inviato un solo soldato a Mariupol, limitandosi ai suoi brillanti collegamenti video con la Ue, Hollywood e mezzo mondo e girare per Kiev con politici e attori americani ed europei. I nostri media hanno finto che fosse normale che l’esercito ucraino non fosse in grado di muoversi e non si muova praticamente mai. Sembra normale che si lasci in questo modo gradualmente distruggere giorno per giorno dalla superiorità in missili, artiglieria e aerei dei russi. I quali pensavano all’inizio che i militari ucraini, vedendoli arrivare spingessero il governo a trattare per non essere poi distrutti. Ma gli Usa, lo Uk, la Ue e la Nato hanno montato una incredibile campagna mediatica sull’eroico Zelensky e gli eroici ucraini che battevano i Russi e la sconfitta certa di Putin.

In più tutti i partiti e opposizione sui media sono stati messi al bando o arrestati dal governo Zelensky per cui nessuno può obiettare ora. Generali che non erano d’accordo sono stati arrestati e migliaia di persone sono sparite nelle prigioni della SBU (polizia militare). Migliaia di soldati ucraini sono già scomparsi sotto le bombe e missili russi che li colpiscono da 10 o 20 km di distanza senza che loro possano fare altrettanto. Quando i russi avanzavano con carri armati stile II guerra mondiale gli ucraini li mettevano in difficoltà con le armi Nato, ma da mesi i russi hanno cambiato tattica e avanzano solo dopo aver spianato tutto con artiglieria e missili. Si assiste quindi alla sistematica distruzione delle forze militari ucraine a cui è vietato di ritirarsi e che devono stare sempre ferme e trincerate sotto il bombardamento continuo. Questa tragedia sta però per avere una fine, quando, come a Mariupol, le forze ucraine trincerate intorno al Donbass e ormai indebolite saranno circondate.

Come è già successo nella storia però, gli eserciti massacrati e circondati, crollano di colpo ad un certo punto, non obbediscono più agli ordini e si arrendono. Persino i sovietici prima e i tedeschi dopo (ad esempio Stalingrado) tra il 1941 e il 1945 si arrendevano. Quando non lo facevano era perché sapevano di essere poi massacrati come prigionieri da Stalin, ma i russi martellano l’Ucraina di propaganda mostrando che arrendendosi avranno assistenza medica e poi torneranno a casa. In una guerra “normale”, in cui non massacri tutti i prigionieri, è umano ad un certo punto arrendersi e smettere di combattere quando la causa è senza senso e persa. Ci sono ora dozzine di reportage, anche americani, che è questo che succederà nei prossimi mesi. Al momento la strategia di Putin, sia economica che militare, sta funzionando e la sua vittoria probabile sarà un colpo molto duro per le nostre élite. La cosa potrebbe rilanciare in Europa movimenti populisti e sovranisti. Basti pensare ai recenti risultati delle elezioni in Francia.

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