C’è da capire il compagno stivali, al secolo Abou Soumahoro, se non vuole uscire dal tunnel del divertimento: costruito a tavolino dai guru de sinistra, sparato nell’agone politico dal duo di impresari Bonelli&Fratoianni, senza saper fare niente, come poi ha dimostrato (siamo pieni di gente impegnata a dimostrare il proprio nulla), il compagno Abou andava a gonfie vele fino a che moglie e suocera, al secolo lady Gucci e Mama Africa, non l’hanno messo nei casini, sbiancato come un lenzuolo: così il madonnino nero di Europa Verde ha perso tutto, fuorché la diaria: scaricato dai demiurghi, lungi dal dimettersi si è traslocato nel gruppo misto frutta, dove ha brillato per vittimismi assortiti, “mi ditcie che cocia vi o fatcio?”, e per tentativi regolarmente falliti, perché ovunque si presentasse, in soccorso di qualsiasi causa, mancava poco lo pigliassero a mattonate. Insomma la sua fama lo precedeva. Dopodiché, l’oblio.
Apres Abou, le deluge di irrilevanza: lontani i tempi in cui se lo litigavano tutti i talk show, ma sentiamo cos’ha da dire il compagno Soumahoro, un uomo, un migrante, uno che ce l’ha fatta, uno che ha capito tutto. E lui, Abou Sou, non si tirava indietro nell’ammaestrare le rassiste genti su tutto, religioni, miti, sport, cambiamenti climatici, pizza, migrazioni, diritto all’eleganza. E invece. E invece, inaspettata, una valanga di sabbia peggio di un deserto dal quale cerca adesso di riemergere, bisogna capirlo, con alcune trovate, bisogna dargliene atto, davvero geniali; irresistibili, roba da patafisica che incontra il dadaismo. Intanto, fonda anche lui un partito, ma potreste essere gentili e chiamarlo movimento, che fa più figo, è più cool: Italia plurale, iscritti: uno, lui. E va beh, l’intendenza seguirà. Quel che non si capisce, è cosa c’entri l’Italia, ma comunque, dai, l’Abou con gli stivali è deputato tricolore e quindi “ci sta”. Solo che a vederlo così pateticamente deserto, Italia Plurale, vien quasi voglia di iscriversi (quasi). La ragione sociale, poi, è addirittura spettacolare, clamorosamente ellittica: “Difendere gli sfruttati e gli umiliati”. Tipo quelli passati per le mani a moglie e suocera, attualmente sotto processo per una fantasia di ipotesi di reato che vanno dalla bancarotta alle distrazioni di fondi (impiegati in ristoranti stellati, boutique, centri estetici) fino ai maltrattamenti più da lager che da coop, almeno secondo gli inquirenti.
Insomma Abou difende i migranti dalla sua stessa famiglia. Ma fosse tutto qui: il bello addavenì: Italia Plurale sarebbe, udite udite, “contro l’onda nera di questo governo”. Silenzio, quasi enfatico. Estatico. Stupitoperlplesso. Non si sa se più stupito o più perplesso. Silenzio. 4’33” di silenzio, come John Cage. Cioè ma ti rendi conto? Abou, dalla Costa d’Avorio, contro l’onda nera: e se finisce l’onda nera, scusa, tu dove cazzo vai? Sì, d’accordo, lui intende, col tipico populismo sparafucile sindacale, l’onda fassista, rassista, ssenofoba, mi dicie cocia vi o facio, però, dai, questo è pure laureato, possibile debba cascare in una gag che avrebbe fatto impazzire Tognazzi&Vianello?
Un, due tre, Soumahoro viene a te! Dulcis in fundo, l’ambizioso programma, il raffinato tessuto ideologico, si completa con la lotta all’islamofobia. In un Paese dove gli Islam fanno ampiamente quello che vogliono senza trovare argine, perfino nelle scuole dell’obbligo dove riescono ad imporre, puntellati dal capo dello Stato, un incredibile Ramadan al grido “la legge siamo noi, la legge è il Corano, se non vi va bene fuori dalle palle, italiani, cattolici”. La fobia islamica è ampiamente motivata dalle cronache quotidiane, dagli acta diurna, dalla passività del governo, ma, ecco, Abou ha scoperto questa frontiera qua e come primo atto ufficiale da leader di se stesso, sull’onda di Renzi e Calenda, è andato in visita a un maranza, certo Zaccaria, in arte Baby Gang, detenuto a Busto Arsizio perché ha sdegnosamente trasgredito i domiciliari, dovendo rispondere, tra l’altro, di una sparatoria in centro a Milano. Siccome siamo un Paese da operetta, o da trapper, un arnese del genere, detto “nuova generazione”, e sai quanto avevamo bisogno di rincalzi del genere, può arrivare a dire che lui è un martire, perseguitato per le sue idee, che qui c’è la repressione. Insomma vuole sparacchiare in santa pace, queste sarebbero le idee. E il compagno Soumahoro, non è dato sapere se in stivali o sneakers, è andato a rendergli omaggio in galera, angosciatissimo perché l’altro ha attaccato lo sciopero della fame: fategli fare un libro e guarirà, tanto lo ha fatto pure Ilaria
Gramsci Salis, in Italia due sono i must: lo sciopero della fame e il libro, e il tutto di solito sfocia in una candidatura politica. Ma non vorremmo dare suggerimenti, che poi probabilmente gli impresari di cui sopra o la capocomica del Pd ci hanno già pensato. Non si capisce bene chi usi chi, probabilmente ciascuno usa l’altro in un cortocircuito a suo modo mirabile: Abou e Baby Gang, tiè: poi dice non c’è più cultura, non c’è più passione politica. Potrebbe essere il titolo di un romanzo epocale di Saviano, “Il sindacalista e il maranza”. Abou ha fondato un partito, ma soprattutto è partito per la tangente e anche la secante; che tocca fa’ pe’ campà di politica e, più avanti, di vitalissio. Ce la farà? Difficile, ma nel Paese dei Balocchi e dei Campanelli, mai dire mai: dove uno con una parentela di presunti negrieri riesce a fare un movimenti per difendere le vittime dei negrieri, ed è capace di dare dei rassisti, a vanvera, a chi lo ha reso parlamentare e pure ricco, tutto ma proprio tutto è possibile a cominciare dall’impossibile.
Max Del Papa, 24 maggio 2024
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