Vogliono censurarli perché difendono la famiglia tradizionale

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Un autentico scandalo si consumerà questo fine mese nella città di Verona. Anzi, più di uno scandalo, uno sfregio, un’intollerabile violenza. La magnifica città scaligera sarà infatti teatro nientemeno che del funerale della libertà. Della libertà di parola e di espressione: quella degli organizzatori del Congresso mondiale delle Famiglie e dei relatori invitati.

Per quanto negli ultimi anni ne abbiamo viste e sentite di ogni, e quindi abbiamo alzato le difese immunitarie, raramente, come in quest’occasione, stiamo misurando la volontà censoria, il disprezzo delle opinioni altrui, la volontà di espellerle dalla città, di prenderle a sassate, a pugni e a sberle. E speriamo non accada veramente, anche se le avvisaglie vi sono.

Il Congresso della Famiglie è forse una organizzazione eversiva, che promuove l’odio e la discordia sociale? No, è un forum che raccoglie ogni anno i difensori della cosiddetta famiglia tradizionale, quella fondata sull’unione di un uomo e di una donna, peraltro iscritta nella nostra Costituzione.

I sostenitori di questo forum sono quindi socialmente conservatori anche se avranno opinioni politiche diverse e sicuramente voteranno per i partiti più vari. Alcuni di loro sostengono idee ultra tradizionaliste, difficilmente replicabili oggi, mentre altri si saranno, in diverse occasioni, espressi in maniera pittoresca. Ma la loro opinione, quella di tutti loro, andrebbe ascoltata.

Io ritengo che paragonare l’omosessualità al satanismo sia una colossale baggianata, considero l’aborto la  soppressione di una vita, anche da un punto di vista laico, ma la nostra 140 una buona ed equilibrata legge. Sarei tuttavia curioso di sapere cosa pensano i relatori del Congresso: anche perché, per tutti, conservatori e progressisti, dovrebbe essere chiaro che la famiglia è la base dell’ordine sociale.

Invece da settimane assistiamo ad una caccia alle streghe del solito Giornalista collettivo, del Partito Unico dei Media (Pum), fondata sui si dice, sui pare che, sui sembra, e si mettono alla gogna persone e storie prima ancora che possano parlare.

Perché in realtà l’intenzione è propria quella: impedire che essi parlino. E non è detto che le frange più violente di coloro che manifesteranno contro il Congresso non cerchino di giungere anche a questo. Perché, secondo il Pum, il Congresso delle famiglie non avrebbe diritto di parola? Perché sarebbero, tutti, allo stesso modo, decine di relatori di paesi e culture diverse, «anti gay» e «anti aborto ».

E’ questo il tabù massimo dei nostri giorni, la cuspide della nuova religione liberal-libertaria: non si può essere anti gay e anti aborto. Poco importa che poi, per essere tacciati dal Pum di anti-gay, basti non dirsi convinti  sull’utero in affitto o sull’adozione per le coppie omosessuali. Così come, secondo le femministe, pensare che l’aborto sia una cosa terribile, da ridurre il più possibile senza incarcerare nessuno, vorrebbe dire possedere una concezione «medievale» della donna. Che poi, nella loro ignoranza, neppure sanno che durante il Medioevo la chiesa evitava di condannare l’aborto!

Perché, invece di circondare metaforicamente (si spera) il Congresso delle famiglie con fiaccole e forconi, Lgbt femministe e movimenti vari non organizzano un loro forum? Se davvero dicono di essere, non contro la famiglia, solo contrari a quella «tradizionale», perché non si ritrovano e muovono proposte concrete? E se sono così sicuri delle loro idee, perché sono tanto nervosi?

Marco Gervasoni, 20 marzo 2019

 

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