Dopo mesi di attacchi mediatici, accuse, illazioni, insulti e anche minacce, è arrivata anche un’indagine nei confronti del governatore della Lombardia Attilio Fontana. Il fascicolo aperto dalla procura di Milano si riferisce a un bonifico poi bloccato di 250 mila euro da parte di Fontana alla Dama spa, società del cognato, con la causale che si riferiva alla ormai nota fornitura di camici venduti con affidamento diretto alla Regione nei giorni di massima emergenza. Un’operazione a detta del governatore avvenuta al suo oscuro che, come spiega il suo legale: “Quando è venuto a sapere della fornitura, per evitare equivoci gli ha detto di trasformarla in donazione e lo scrupolo di aver danneggiato suo cognato lo ha indotto in coscienza a fare un gesto risarcitorio”.
Fontana è indagato per frode in pubblica fornitura ma l’indagine nei suoi confronti è solo l’ultimo tassello di un percorso che dall’inizio dell’emergenza Covid in Lombardia ha avuto nel mirino l’operato della Regione. Leggendo le prime pagine di molti giornali e ascoltando le dichiarazioni dei politici di centrosinistra (in barba al garantismo), Fontana è già colpevole. A ben guardare si tratta di un processo alle intenzioni poiché, il reato che viene prospettato, non si è consumato dal momento in cui la fornitura di camici è stata trasformata in una donazione e il bonifico di Fontana dalla Svizzera è stato sospeso.
Ma la verità, in attesa di attendere l’esito del processo, è un’altra: la Lombardia è da mesi sotto un fuoco incrociato. Non solo per la drammatica emergenza sanitaria che ha dovuto fronteggiare con il maggior numero di contagiati d’Italia e tra le aree più colpite al mondo, ma anche per una martellante campagna mediatica che non ha eguali nel resto d’Italia verso la classe dirigente della Regione. Impossibile non leggerci finalità di carattere politico, l’attacco alla Lombardia nasce per colpire un modello che ha rappresentato negli ultimi decenni un’eccellenza da un punto di vista economico, sociale, scolastico, sanitario. Un modello che si basa su una collaborazione tra pubblico e privato e che, dati alla mano, è il principale contributore netto al bilancio dello Stato per cui solo una parte della ricchezza prodotta in Lombardia torna nella Regione ma viene ridistribuita nel resto d’Italia.
Il modello lombardo – tralasciando per un attimo il tema del Covd – rappresenta l’opposto della visione assistenzialista, anti imprese, contraria al ruolo del privato di questo governo e perciò si fa di tutto per colpirlo. Senza dubbio ci sono stati degli errori nella gestione dell’emergenza da parte del governo regionale ma chi non li ha fatti? Vogliamo parlare delle responsabilità del governo nazionale che l’8 marzo ha fatto trapelare una bozza del decreto con cui si annunciava l’attuazione della zona rossa in Lombardia provocando la fuga di migliaia di persone da Milano al sud Italia?