Fa veramente impressione constatare dove può arrivare lo scientismo e il correttismo che domina oggi la cultura occidentale, più o meno liberal. E fa anche paura perché in gioco c’è il bene che dovrebbe essere a tutti noi il più caro: la libertà. In un commento uscito su Il Domani, il professor Gianfranco Pellegrino ha segnato un ulteriore passo lungo questa deriva illiberale e liberticida, affermando senza troppi giri di parole che “il negazionismo climatico dovrebbe essere un reato”. Un reato di opinione a tutti gli effetti, come si sarebbe detto un tempo, quando almeno un po’ di liberalismo (quello vero) circolava nelle nostre accademie e fra il ceto intellettuale.
Il dogma del cambiamento climatico
Un reato di lesa scienza, in questo caso, sembrerebbe di capire. Quasi come se la scienza non vivesse di continue confutazioni e quasi come non fosse fallibile come tutte le cose umane (fallibili almeno sono gli scienziati se non proprio la scienza, la quale nei suoi asserti è per sua natura apodittica ma per il semplice fatto che è alla fine tautologica come ci ha insegnato Kant). Il legame fra il “cambiamento climatico e i disastri cui stiamo assistendo è provato con i mezzi e le certezze della migliore scienza”, scrive il Pellegrino.
Cosa dice la fondazione Clintel
Peccato che non sia così: più che la scienza sono i media, più precisamente quelli progressisti (cioè quasi tutti), che hanno diffuso questo vero e proprio, e irriflesso, idòla fori di baconiana memoria. Franco Prodi e tanti altri scienziati autorevolissimi, completamente oscurati dai media, hanno escluso questa connessione. Come ci informa lo storico Eugenio Capozzi, gli scienziati della fondazione ClimateIntelligence (Clintel) Italia il 22 maggio hanno emesso addirittura un comunicato stampa per sconfessare certi facili legami. Esso recita così: “Studi scientifici riportati anche dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) concludono che non ci sono sufficienti evidenze che possibili cambiamenti nella probabilità o della magnitudo degli eventi alluvionali possano essere attribuiti all’influenza umana sui cambiamenti climatici… I cambiamenti climatici non vanno confusi – come troppo spesso si ascolta dai mezzi di informazione e dalle dichiarazioni di alcuni responsabili politici – con gli eventi meteorologici, e le alluvioni non dipendono solo da eventi meteo-climatici ma anche dalla geomorfologia e dall’uso del suolo. Le cause dei danni dovuti agli eventi alluvionali e che vengono associati ai cambiamenti climatici sono invece dovuti nella loro quasi totalità a scelte di pianificazione territoriale e costruttive umane non corrette, ad una lettura sbagliata del territorio e del sistema fluviale e marino nella loro continua dinamicità… Ridurre l’uso di carbone, petrolio e gas con l’obiettivo di mitigare il clima al fine di prevenire disastri ambientali è non solo illusorio ma, peggio, storna risorse da possibili interventi di sicura efficacia”.
Per approfondire
- La deriva del pensiero unico: il clima sta diventando una religione
- Alluvione, i dati che smentiscono i catastrofisti del cambiamento climatico
- Franco Prodi sbotta: “Crisi climatica colpa dell’uomo? È una bufala”
Un reato di opinione
Ora io non sono uno scienziato e non mi schiero da una parte o dall’altra, ma qualche cautela in più dell’autore dell’articolo ce l’avrei, anche ponendomi sull’angusto terreno scientistico che è proprio del Pellegrino. D’altronde, il dubbio è ciò che unisce scienza e liberalismo. I miei dubbi poi aumentano se solo penso ai tanti “cambiamenti climatici” su breve periodo certificati dalla storiaumana: persino Petrarca se ne lamentava, ai suoi tempi, in una lettera all’arcivescovo di Milano Guido Sette.
Beata ignoranza! (nel senso etimologico della parola, per carità!). Se solo i filosofi, soprattutto quelli più o meno analitici, conoscessero un po’ la storia! In ogni caso, il problema non è solo qui, si pone anche ad un altro e più profondo livello. C’è anche infatti un diritto a dire fregnacce e ad essere ignoranti, nel dibattito pubblico. Solo dalla confutazione delle balle, ammesso e assolutamente non concesso che quelle “negazioniste” (termine orribile!) lo siano, emerge per noi umani qualche possibile “verità” (Socrate coi sofisti insegna!).
Voler castrare con leggi liberticide questo processo, che è il processo stesso della conoscenza, è al tempo stesso un attentato alla scienza, quella vera, e alla libertà.
Corrado Ocone, 24 maggio 2023