Cronaca

Lo scontro in tv

“Voi maschi tutti colpevoli”. Ma Sallusti smonta la femminista Fonte

Sallusti e Valeria Fonte su Giulia Cecchettin

L’ultima puntata di Quarta Repubblica ha acceso un dibattito infuocato sulla responsabilità collettiva dell’intero genere maschile rispetto ai casi di femminicidio. Ospite in collegamento, la scrittrice Valeria Fonte ha fatto una controversa affermazione, sostenendo che “tutti gli uomini” sono responsabili dell’omicidio di Giulia Cecchettin. E non solo il suo assassino.

Fonte ha in sostanza accusato l’intero genere maschile di favorire la violenza contro le donne, affermando: “Ogni uomo ha sentito l’esigenza di dire: ‘Io non c’entro, mi assolvo’. Ma questa è una parte integrante della cultura dello stupro che ha insegnato agli uomini ad assolversi nel caso in cui non arrivino ad uccidere una donna.” E ancora: “A determinare la responsabilità di una categoria intera è il genere di appartenenza: non conta che l’uomo uccida o stupri una donna, il problema è che la cultura patriarcale viene inserita nel biberon dei maschi da quando nascono così da insegnare loro ad esercitare un potere da cui non possono sottrarsi”.

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In risposta, il direttore Sallusti ha criticato questa generalizzazione, sottolineando che non ha senso colpevolizzare l’intero genere maschile per un crimine commesso da un singolo individuo. Poi ha ironicamente commentato: “Se lei ha un problema con gli uomini lo capisco, ma è un problema suo.” Il ragionamento del direttore del Giornale è semplice: “Io non mi sento responsabile della morte di Giulia e non credo che lo sia nemmeno mio figlio maschio. Non penso che tutti gli uomini siano responsabili. Ci sono degli uomini che fanno delle cose orribili e ci sono tante donne che fanno delle cose orribile. Ognuno è responsabile della propria vita e del proprio destino”. Il colpevole insomma c’è, non serve accusare l’intero genere maschile.

Le affermazioni della Fonte hanno sollevato diverse critiche, evidenziando il rischio di generalizzazione e di colpevolezza collettiva. In particolare, questa posizione sembra ignorare il principio della responsabilità personale, sul quale si basa il diritto penale. La scrittrice ha inoltre sottolineato l’importanza di non limitare il problema al solo femminicidio, ma di considerare la violenza di genere come un problema sistemico che coinvolge l’intera società. Ha affermato: “L’Italia è tutta criminale”, suggerendo che non sia possibile “assolvere” il genere maschile punendo solo coloro che commettono femminicidi.