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Volkswagen, transizione suicida: la crisi dell’auto green travolge l’Italia

L’allarme dell’Anfia: “A rischio 45 mila posti di lavoro nel nostro Paese”

volkswagen © bridgesward, Traimak_Ivan e humblino tramite Canva.com

Il disastro targato elettrico sta minando la tenuta del settore automotive. I colossi sono alle prese con entrate vistosamente in calo, tali da compromettere gli investimenti programmati e in alcuni casi da spingere i vertici a tagli e chiusure. Uno dei casi emblematici è fornito da Volkswagen, tra le difficoltà visibili a occhio nudo dell’Audi, gli stabilimenti verso la chiusura e lo stop al sito di Bruxelles, un impianto di cui tanto s’è parlato negli ultimi anni per la sua natura ecologica (impianto fotovoltaico importante, riciclo delle acque, energie rinnovabili per la movimentazione delle merci, e così via). Ma anche l’Italia rischia di pagare le criticità affrontate dalla multinazionale tedesca.

La conferma dei rischi corsi dal Belpaese è arrivata presidente dell’Anfia, Roberto Vavassori, in occasione dell’assemblea annuale: “Se, come riportato dagli organi di stampa, Volkswagen decidesse di ridurre la propria forza lavoro di 15mila dipendenti, saranno almeno 45mila i dipendenti che perderanno il lavoro nelle aziende fornitrici, anche quelle italiane”. Come evidenziato dall’esperto, per ogni posto di lavoro perso da un Costruttore ve ne sono almeno altri tre nella filiera.

E i dati del mercato parlano chiaro: “L’Asia, Cina soprattutto, incrementa di oltre 4 milioni i veicoli prodotti, superando i 30 milioni di veicoli prodotti, mentre Nord America ed Europa perdono rispettivamente 1 milione e 3,5 milioni di veicoli. Anche in questo caso è evidente che la produzione europea che fu di 18 milioni di veicoli nel 2019 non verrà mai recuperata e la sovracapacità produttiva ormai strutturale è un tema dirimente per i Costruttori europei, che, per cercare di mantenere competitività nei confronti dell’arrembante avanzata cinese, stanno facendo susseguire annunci di possibili chiusure di stabilimenti europei”.

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Dalla Germania non arrivano buone notizie. A Wolfsburg le trattative sulla contrattazione collettiva tra Volkswagen e i sindacati, accompagnate da proteste e manifestazioni, si sono concluse senza alcun accordo. Lunedì, dopo sette ore di colloqui, il negoziatore del sindacato Ig Metall, Thorsten Gröger, ha parlato di un “clima costruttivo per le discussioni”, ma ha sottolineato posizioni ampiamente divergenti. Queste le sue parole riportate da LaPresse: “Ciò che è fondamentale per l’Ig Metall è che si debba trovare una soluzione senza chiusure di siti e licenziamenti per motivi operativi”. Per Volkswagen le parti sono ancora distanti da una “soluzione sostenibile” ma sono attesi nuovi confronti tra il 16 e il 17 dicembre.

Le proteste dei lavoratori vanno avanti. Migliaia di dipendenti di nove stabilimenti Volkswagen hanno incrociato le braccia contro le misure di austerità pianificate dall’azienda e la mobilitazione è destinata ad ampliarsi ulteriormente. L’azienda ha in programma tagli di posti di lavoro e chiusure di stabilimenti, nonché significativi tagli salariali. Volkswagen ha denunciato che i costi nello stabilimento di produzione in Germania sono troppo elevati rispetto agli standard internazionali, giustificando così come “inevitabili” i tagli come la chiusura dei siti. L’ossessione per le auto green ha avuto sicuramente un ruolo in questa situazione di difficoltà, considerando gli ingenti investimenti e il flop sul mercato dei veicoli alla spina. Con buona pace dei fondamentalisti verdi.

Franco Lodige, 11 dicembre 2024

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