Ho ricevuto questa bella riflessione sul diritto di voto agli anziani e ai sedicenni da un professore di Storia e Filosofia che con piacere pubblico.
Platone riteneva che giovani e politica dovessero essere tenuti separati. Perché? Con La Repubblica, Platone attacca la democrazia in cui “i giovani pretendono gli stessi diritti, le stesse considerazioni dei vecchi”. Ma tutto questo, secondo il grande filosofo, sarebbe assurdo e non può funzionare, perché la società finirebbe sotto il controllo di questo gruppo certo energetico e vitale, ma allo stesso tempo privo di esperienza, impulsivo, pronto alla violenza e poco riflessivo (pensiamo a come sono gli adolescenti!) e quindi ci sarebbe il rischio di portare alla rovina la collettività e lo Stato.
Superato questo punto di vista estremo e recuperato il contributo che anche i giovani possono e debbono dare alle decisioni collettive, siamo davvero convinti che estendere il voto ai sedicenni sia una buona idea? Venendo a noi, al nostro tempo mi chiedo: come si fa a confondere una moda superficiale e transitoria (del tipo: andiamo a manifestare per il clima, con finalità generiche e persino ovvie) con una vera capacità e volontà di interessarsi ai problemi collettivi? I ragazzi di oggi, escluse pochissime eccezioni, li sentite mai parlare o interessarsi di politica? Magari hanno anche ragione, la politica che possono vedere fa schifo ma la loro unica reazione è: me ne frego! Ma poi se un minorenne non è pienamente imputabile perché ritenuto non in grado di deliberare in maniera consapevole nemmeno per se stesso e nell’agire personale, lo rendiamo responsabile delle sorti collettive???
Davvero poche idee e pure confuse nei nostri politici, ma come diceva Gaber, quando è moda è moda. Non basta, non c’è limite al peggio. Arriva Grillo e propone di togliere il voto agli anziani. In Europa le legislazioni elettorali si sono per lungo tempo ispirate al principio del suffragio ristretto, stabilendo dei requisiti di reddito o di cultura o ad una combinazione dei due requisiti. Dunque da un punto di vista teorico, la limitazione del suffragio origina dall’idea che il voto non sia un diritto ma una funzione e che pertanto si può decidere chi sia il più idoneo a svolgerla. Ma nella nostra Costituzione e nella nostra cultura democratica riteniamo che non sia così. Per noi, giustamente, il voto è un diritto!
Il diritto di voto, come sancito sempre nell’articolo 48 della nostra Costituzione, può essere limitato solo in questi casi: 1) per sopravvenuta incapacità civile 2) per effetto di una sentenza penale irrevocabile 3) negli specifici casi di indegnità morale indicati dalla legge. Come vediamo quindi, non è assolutamente contemplata, come causa di perdita del diritto, il tempo rimasto a disposizione. (Grillo dimmi, vogliamo calcolare il tempo di vita rimanente pure ai malati terminali onde negare anche a loro il diritto? Ma poi perché non interdire anche gli infartuati, i diabetici o chi abbia esami del sangue sballati: potrebbero vivere poco…).