Esteri

L'incidente aereo

Wagner, Prigozhin è morto. Chi è stato? Che succede ora?

I dubbi sul secondo jet e le ipotesi sulle responsabilità: i misteri del caso Prigozhin

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Il leader della Wagner è morto. È morto l’ex cuoco di Putin, l’uomo forte della milizia mercenaria diventata così ingombrante, il soldato che combatteva in Africa, in Siria, in Ucraina, che accusava i vertici militari russi, che ha tentato la fallimentare “marcia su Mosca“, che si è rifugiato in Bielorussia, che era apparso solo due giorni fa nel continente nero. Evento atteso, forse. Che non sorprende gli esperti militari, che non sconvolge la Casa Bianca, che fa dire a Joe Biden che dietro forse c’è Vladimir Putin. Se le autorità russe assicurano che le operazioni di recupero dei corpi sono concluse e che i dieci membri dell’equipaggio del jet privato caduto regione di Tver sono stati recuperati, tra cui proprio Prigozhin, teorie e perplessità si sprecano. Primo dubbio: il capo della Wagner era davvero a bordo di quell’aereo? Secondo dubbio: si tratta di una vendetta orchestrata dal Cremlino?

La morte di Prigozhin

Sul primo punto le fonti ufficiali e non ufficiali sembrano convergere sul sicuro decesso dell’ex cuoco di Putin. Lo dice l’Agenzia federale per il trasporto aereo che ha pubblicato i nomi di tutte le persone a bordo dell’Embraer precipitato, compresi Evgeny Prigozhin e il fidato Dmitry Utkin. Lo confermano i canali Telegram vicini alla milizia Wagner, che ieri hanno pubblicato i video del jet in caduta e messaggi in ricordo del loro leader. Eppure gli esperti, in attesa del test del Dna, mantengono ancora qualche lieve dubbio. Elena Kostioukovich, autrice del libro ‘Nella mente di Vladimir Putin‘, al Qn ricorda il mistero del secondo aereo di proprietà del mercenario e atterrato incolume a Mosca. “Non bisogna dimenticare – spiega – che Prigozhin era solito viaggiare sempre con qualche suo sosia, munito anche di documenti opportunamente falsificati”. Il leader della Wagner potrebbe essere “in Africa, dove era fino a qualche giorno fa” così da condurre “una vita da fantasma in un continente dove è il padrone assoluto e dove può continuare a gestire i suoi traffici e i suoi affari, anche per conto di Putin”. Tuttavia la stessa Kostioukovich sostiene che “ci sono ormai diverse prove che ci dicono che Prigozhin fosse su quell’aereo e sarebbe anche stato riconosciuto dai suoi familiari”.

Chi è stato?

Tutt’altro discorso si può fare invece sul fronte delle responsabilità. Dato per assodato il decesso, ora bisognerà capire come è possibile che un jet privato con a bordo l’intero comando della Wagner si schianti non lontano da Mosca, in territorio “amico”. Alle cronache non risultano guasti tecnici e le ipotesi si sprecano. Secondo i canali Telegram fiorussi i colpevoli, manco a dirlo, sarebbero gli ucraini. “Abbiamo ancora bisogno di altre informazioni”, dice al Washington Post il blogger Sergei Markov, sicuro che si sia trattato di un attacco di Kiev. “I russi potrebbero averlo ucciso. Ma se fosse stato dato l’ordine di liquidare Prigozhin, allora l’avrebbero ucciso da solo, senza uccidere persone innocent. Se Putin avesse voluto, lo avrebbe fatto arrestare e basta”.

Di diverso avviso i canali della Wagner. Già ieri sera su Grey Zone si parlava di un “assassinio” per mano dei “traditori della Russia”. Il riferimento, benché velato, sembra ai vertici della Difesa, Gerasimov e Shoigu, con cui Prigozhin era entrato in contrasto a causa delle strategie militari in Ucraina che avevano “provocato” il golpe di giugno. Una fonte del governo russo al Moscow Times invece punta il dito verso il Cremlino. “Non sono coincidenze” il fatto che l’aereo sia caduto a due mesi esatti dall’inizio della rivolta e che si sia schiantato “non lontano dalla residenza di Putin a Valdai”. Lì, spiega la fonte, “ci sono a guardia del cielo quattro divisioni di S-300 PMU1”. Anche Grey Zone già ieri sera riportava notizie, non ancora verificate, secondo cui i residenti della zona dove il jet si è schiantato avrebbero sentito i rumori di proiettili sparati da terra contro il velivolo. Ria Novosti oggi riporta che alcuni rottami del velivolo sono stati trovati a due chilometri di distanza dal luogo dell’impatto.

Secondo l’American Institute for the Study of War, citato dai media ucraini, l’ordine di abbattimento sarebbe arrivato dal Cremlino. “L’intera sfera politica e di sicurezza russa probabilmente ha considerato la sopravvivenza di Prigozhin dopo la rivolta di Wagner come una decisione di Putin”, ha osservato Isw. Dopo aver indebolito la sfera di influenza dell’ex cuoco, lo Zar avrebbe però deciso di dare il via libera anche all’eliminazione fisica. “L’ordine quasi certo di Putin al Ministero della Difesa russo di abbattere l’aereo di Prigozhin è molto probabilmente un tentativo pubblico di ripristinare il suo dominio e vendicarsi dell’umiliazione che la ribellione armata del gruppo Wagner del 24 giugno ha inflitto a Putin e al Ministero della Difesa”.

Anche il portavoce del governo francese, Olivier Véran, ritiene che esistano “ragionevoli dubbi” sulle “condizioni” dell’incidente aereo. Charles Kupchan, già consigliere di Obama, al Corriere della Sera predica invece pazienza (“dobbiamo aspettare ulteriori prove”), ma al pari di Joe Biden non si dice “per nulla sorpreso” se “alla fine emergesse che l’aereo di Prigozhin sia stato deliberatamente abbattuto, con il chiaro proposito di assassinare il capo della Wagner”. Ovviamente per ordine di Putin. “Nessuna delle sue comparsate in pubblico mi sembrava avesse senso. Non sono mai stato convinto che Prigozhin potesse venire in qualche modo riabilitato”, spiega Kupchan secondo cui l’assassinio del capo della Wagner  “sarebbe coerente con il modello di comportamento seguito finora da Putin”. Lo Zar “non ha mai dato spazio ai nemici” e “non ha mai tentato di cooptarli”. Di solito li fa uccidere.

Cosa succede ora?

Infine, le questioni pratiche. Dopo il tentato golpe, la Wagner e il Cremlino erano arrivati ad un accordo: i miliziani avrebbero riparato in Bielorussia, avrebbero smesso di combattere in Ucraina e si sarebbero concentrati sull’Africa. Questo fino a ieri. E adesso? Alcune notizie danno i mercenari nelle tendopoli a Minsk in fuga, altre fonti smentiscono. Secondo Kupchan difficilmente i soldati torneranno al fronte in Ucraina anche se potrebbero “risultare ancora utili al Cremlino”, magari sempre in Africa. “L’ipotesi più probabile – spiega – è che i miliziani saranno incorporati nell’esercito regolare russo”.

Franco Lodige, 24 agosto 2023