Società

Woke, ultime fiammate: vogliono la donna con la barba

Il dilemma erotico, quasi esistenziale, “shaved or hairy?”, rasata o rigogliosa?, che attanaglia e infiamma l’umanità dai suoi esordi, diventa ideologico, diventa politico. Cioè finisce nella foresta dei deliri in libertà di un woke che sarà pure agonizzante ma, almeno nell’Italietta provincia dell’impero culturale, continua a crescere con la CO2 dell’intossicazione mentale. Ansa, per dire, spreca una paginata per riprendere una roba manicomiale del New York Times sull’eventualità, ma va letta come opportunità, di non depilarsi quale nuova frontiera dell’emancipazione. Proprio così scrivono, “i peli facciali nuova frontiera nella definizione di cosa è femminile e cosa è moderno”. Ma non è affatto moderno, se mai roba da circo ottocentesco, e non è affatto femminile, come non lo erano le femministe degli anni Settanta incluse le terroriste, le brigatiste che preferivano sopprimere umani che peluria ascellare, inguinale o tibiale.

Ma stiamo già facendo sociologia della modernità, mentre il NYT, importato da Ansa, sembra più dare i numeri: prima si lancia in un passaggio improntato alla più genuina psicosi woke sul “senso di vergogna innato nell’Ottocento quando scienziati nel mondo occidentale – spiega Rebecca Herzig del Bard College in “Plucked: A History of Hair Removal” – usavano i peli facciali femminili per rafforzare l’idea della supremazia dei bianchi”; subito dopo deviano per i sentieri del più brutale realismo commerciale con uno squisito servizietto di oral-giornalismo alla “l’industria della “depilazione” [che] ha fatto passi da gigante dai tempi della ceretta: nuove e innovative macchine permettono di combattere i peli facciali superflui e c’è solo l’imbarazzo della scelta tra costosi gadget a luce pulsata (IPL) che promettono un viso liscio e luminoso; il dermaplaning con l’uso di una polvere spray che rende invisibili anche i peli più sottili; e gli epilatori, dolorosi oggi tanto quanto lo erano vent’anni fa. Il mercato c’è ed è fiorente”.

Come dire fanatismo contro liberismo, estetica contro etica (comunista), paturnie versus affari: il mercato è fiorente, ecco lo scontro di civiltà. In attesa che al NYT si mettano d’accordo con le loro diverse anime, una più balenga dell’altra, possiamo rilevare che la questione, sfrondata dalle ipocrisie e dalle stupidaggini, ha a che fare con un futuro prossimo che è già presente, solo va visto per sfumature, in controluce, va colto nei sintomi. Sembra esserci una dannata corrispondenza tra le nuove fisime post moderniste della spontaneità fisiologica e di quella ambientale – lascia che tutto proceda secondo natura, non intervenire, non correggere, se no sarai dannato; nonché una certa qual smania di nuovi divieti che sorgono da tutte le parti, con conseguenti isterie se per caso vengono disattesi o momentaneamente congelati: la gazzarra sulle multe finalmente cancellate ai “novax” ha dell’ignobile, è una delle pagine più oscene di tutta la faccenda Covid, che non accenna a spegnersi. Ed è, al netto del miserabile sbavare di virologi e opinionisti, menzognera ab ovo perché non furono multe contro i novax, cioè gli zero dose, ma contro chi aveva rifiutato dalla terza in poi, avendo riscontrato drammatici effetti dopo le prime due, nonché un ostinato contagio a dispetto della profilassi imposta.

Comunque, dall’apparente registrare una tendenza al promuoverla, infine all’obbligarla, c’è un passo di formica, c’è il niente e da queste parti molti si rodono all’idea che qualcosa resti consentito; tutti che si dichiarano orgogliosamente liberali, libertari, libertini ma al dunque c’è un intrico di obblighi, divieti che fa paura perché cresce di giorno un giorno. Poi, sbaglieremo noi, ma questo improvviso auspicare, consigliare i baffetti femminei, per dire, corre molto vicino all’islamizzazione in atto in Europa, e che la sinistra radicale piddina e verdina, quella che facendo finta di niente promuove autori e occasioni di odio viscerale che si traduce in esaltazione per Hamas e i suoi derivati, si sforza di agevolare in Italia. Se il burqa prendesse piede, a che ti serve, o femmina, sbaffarti, curarti? Anzi sarà vietato, quindi tanto vale che ti prepari. Certo, allo stato attuale, della pornografia commerciale esondante, la partita sembra improbabile, dovunque è un inno al corpo sciolto, ovviamente in funzione antipatriarcale; però hai visto mai che questi prendono il potere nel giro di un paio di generazioni, magari anche per via democratica, e allora la musica cambia?

E cambia, impercettibilmente sta già cambiando. Su la Verità Silvana De Mari racconta di una tendenza in atto nel Modenese, le ragazzine che, incontrando i gruppi di maranza, hanno imparato ad abbassare gli occhi e a chinare leggermente la testa in lieve ma chiaro segno di sottomissione: non sarà ancora Gaza, ma siamo in cammino. La tendenza in effetti si registra un po’ dappertutto e ci sono giovani islamici che ghignano: avete visto com’è facile, basta terrorizzarle, basta far sapere chi è che comanda, voi occidentali invece volete renderle pari, volete rispettarle. Questo però né il NYT, né l’Ansa, né il Corriere, né nessuno lo annota. Non sta bene, non si fa, meglio soffermarsi sulla liberazione del muschio che passa per liberazione dal maschio, emancipazione, integrazione, antirazzismo ed altre cazzate. A conferma che pure nella cosiddetta informazione tira più un pelo di niente che cento paia di buoi.

Max Del Papa, 16 dicembre 2024

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