Esteri

Working class contro migranti: cosa c’è dietro le rivolte in Gran Bretagna

Linea dura da parte del governo laburista di Starmer: decine di arresti e condanne per quanto postato sui social network

Scontri Inghilterra © George Dolgikh tramite Canva.com

Centinaia gli arresti effettuati dalle forze dell’ordine della Gran Bretagna durante i disordini e per le violenze scatenate dall’attacco di Southport, dove un 17enne ha fatto irruzione in una scuola di danza armato di coltello uccidendo tre bambine. Il primo vero banco di prova per il premier Keir Starmer, eletto poco più di un mese fa in seguito alla netta vittoria dei laburisti: in tutto il Paese sono stati registrati assalti da parte dei gruppi di estrema destra, nel mirino gli immigrati, complici le politiche più attente a loro che ai cittadini britannici. La linea del governo è netta e inflessibile, ma c’è grande timore per quanto potrebbe accadere oggi.

Le contro-manifestazioni antirazziste hanno contenuto i disordini, ma il livello di allerta resta assolutamente elevato. E c’è di più, perché sotto il profilo penale la giustizia britannica ha utilizzato il pugno duro. Molti arrestati sono già stati processati e condannati per direttissima: l’ultimo, un uomo di 69 anni, è stato condannato a 32 mesi di carcere. Ma nel mirino sono finiti anche coloro ritenuti responsabili di istigazione all’odio razziale via social. Negli ultimi giorni, infatti, alcuni britannici hanno soffiato sul fuoco delle polemiche sui social, aizzando la comunità virtuale ad attaccare richiedenti asilo e rifugiati.

Una delle condanne che hanno fatto rumore è stata quella nei confronti di Jordan Parlour, 28enne britannico arrestato per aver pubblicato post per incitare ad attaccare l’albergo di Leeds dove erano ospitati oltre 200 richiedenti asilo e rifugiati. L’uomo dovrà scontare 20 mesi dietro le sbarre per quanto sostenuto sui suoi profili social, ossia che “ogni uomo con il suo cane deve distruggere l’hotel Britannia”, e che i rifugiati “che stanno qui, hanno vinto la lotteria fatta con i soldi delle tasse di noi lavoratori che potrebbero essere usati meglio. Vengono qui senza permesso di lavoro, senza mestiere, a non fare niente”.

Parlour ma non solo. Ieri, infatti, è stato condannato per direttissima anche Ozzie Cush, che nel corso dei disordini nei pressi di Trafalgar Square ha dato un calcio ad uno degli agenti che stavano cercando di fermarlo insieme ad altri rivoltosi. Il giovane, 20 anni, è stato condannato a 10 mesi di carcere. E molti altri arresti sono previsti nel corso dei prossimi giorni, se non mesi: “È inevitabile che gli arresti continueranno nei prossimi mesi, man mano che verranno individuati ed identificati i partecipanti ai disordini”, ha confermato Gavin Stephens, capo del National Police Chiefs’ Council.

Come anticipato, non verranno fatti sconti a nessuno, ma non mancano le polemiche. Emblematico quanto accaduto a Belfast, dove un giudice ha negato la libertà su cauzione a un 18enne che, pur non prendendo parte agli scontri degli scorsi giorni, si trovava lì nei pressi ad osservare. E sono tante, tantissime le testimonianze sui social network. La gestione draconiana potrebbe essere controproducente, ma Starmer non sembra intenzionato a fare passi indietro: “Sono assolutamente convinto di avere agenti di polizia schierati in questi ultimi giorni e i processi rapidi che sono stati svolti abbiano avuto un vero impatto ma noi dobbiamo rimanere in massima allerta nel weekend perché dobbiamo assicurarci assolutamente che le nostre comunità siano sicure e si sentano sicure”.

Le proteste hanno coinvolto decine di città della Gran Bretagna. Da Rotherham a Tamworth – che ospitano richiedenti asilo negli hotel – passando per Liverpool e Middlesbrough, fino alla già citata Belfast: i manifestanti hanno ingaggiato scontri con le autorità, mettendo a segno atti di vandalismo, come il lancio di pietre e bottiglie contro negozi e istituzioni. Tra chi protesta ci sono hoolingans, certo; anche estremisti di destra; ma soprattutto esponenti della working class che si sente abbandonata dallo Stato. A Liverpool, ieri, sono state date a fuoco una libreria e una banca del cibo. Il clima è rovente ed è sceso in campo persino Re Carlo, che ha tenuto a ringraziare la polizia britannica per il suo intervento, puntando il dito contro la “delinquenza di pochi” e chiedendo che ci siano “rispetto e comprensione reciproci”.

Franco Lodige, 11 agosto 2024

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