Politica

Zaia contro Salvini: cosa bolle nel calderone leghista

Il futuro del governatore veneto è in bilico se non si sblocca la partita terzo mandato. Mentre il leader leghista vuole spedirlo a Bruxelles

© Milovan Zrnic e vitaliikrasnoselskyi tramite Canva.com

Tra i tanti problemi che affiggono Matteo Salvini, il quale non gode più di un consenso granitico all’interno della Lega, vi è quello legato al futuro prossimo di Luca Zaia, governatore non più ricandidabile del Veneto. E dal momento che, almeno per il momento, il tentativo del leader del Carroccio di far approvare il terzo mandato si è arenato, mantenendo nel “congelatore” regionale il suo più temibile avversario interno, Salvini sta battendo tutte le strade per evitare di confrontarsi con un personaggio che gode di enormi consensi nel Veneto, regione in cui la Lega ha preso la più alta percentuale di voti alle politiche del 2022.

Senza poi considerare che lo stesso Zaia nel 2020, quando fu rieletto con una maggioranza bulgara alla presidenza del Veneto, raccolse il triplo dei voti della Lega con la sua lista personale. Pertanto, il popolare politico veneto appare a molti osservatori come il candidato perfetto per raccogliere i crescenti malumori che si stanno accumulando nella Lega a direzione salviniana.

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Tant’è che, in alternativa ad un terzo mandato da offrire a Zaia, Salvini sta pensando di spedire quest’ultimo in quello che una volta veniva definito il cimitero degli elefanti: il Parlamento europeo. Tuttavia, dato che Zaia non sembra minimamente intenzionato a farsi “esiliare” a Strasburgo, secondo alcune indiscrezioni i vertici di via Bellerio starebbero pensando ad un ruolo di commissario europeo.

Piuttosto significativa al riguardo una recente uscita di Salvini in merito al futuro di Zaia: “Potrebbe fare tutto quello che vuole, ovviamente lui ama il Veneto. Se portiamo a casa l’autonomia, le Olimpiadi, le ristrutturazioni e altri progetti suoi e della Regione, sarebbe utile un difensore del Veneto in terra d’Europa”.

Ma il governatore del Veneto traccheggia, trincerandosi dietro una linea interlocutoria che non può che far aumentare la comprensibile ansia del traballante capo della Lega e dichiara: “Non ho l’ansia e non perdo il sonno per il terzo mandato, e il futuro lo programmerò io quando sarà ora.”

Parole molto pesanti in questa fase assai critica per un partito che in pochi anni ha dilapidato l’enorme patrimonio di consensi conquistato dal Capitano. Capitano che, però, ha compiuto alcuni evidenti passi falsi – almeno valutandoli a posteriori – tra cui la controversa decisione di entrare nel governo di unità nazionale guidato da Mario Draghi. Una decisione che ha gettato le basi per l’inarrestabile ascesa del piccolo partito di Giorgia Meloni, che ha dimostrato insospettabili doti di grande fiuto politico.

Una Meloni alla quale un leader declinante come Salvini sembra garbare particolarmente come alleato, riuscendo abbastanza agevolmente, almeno fino ad ora, a contenere i suoi tentativi di riprendersi un ruolo centrale all’interno del centrodestra. Tutto sta a capire se ciò può andar bene anche a Luca Zaia. Personalmente nutro qualche dubbio al riguardo.

Claudio Romiti, 18 marzo 2024

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