Zaia, FdI e il terzo mandato: che senso ha scannarsi per il Veneto?

Alta tensione nel centrodestra dopo il punto stampa del governatore: “No a lezioni da chi sta da 30 anni in Parlamento”. Ma Fratelli d’Italia non fa passi indietro

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Zaia Veneto

In un punto stampa a Palazzo Balbi, a Venezia, Luca Zaia si è tolto più di un sassolino dalle scarpe in merito alle crescenti tensioni nel centrodestra in merito alle prossime elezioni per il rinnovo dell’amministrazione regionale del Veneto. Rinnovo che nel 2025 chiamerà alle urne anche i cittadini della Valle d’Aosta, della Toscana, della Campania, delle Marche e della Puglia.

Sparando alzo zero sulla controversia del terzo mandato – vincolo che personalmente ritengo piuttosto bizzarro se posto in relazione ad altri e più importanti incarichi politici ed istituzionali -, in cui si sta manifestando una serrata contesa interna tra la Lega e Fratelli d’Italia, così si è espresso il governatore uscente: “Si tratta di un’anomalia tutta nostra. L’unica con il vincolo di due mandati sono i sindaci di città con 15mila abitanti e alcuni governatori. Ci sono le Province autonome e le Regioni a statuto speciale che possono definire la loro legge elettorale in maniera diversa. Non perdo sonno, ho l’imbarazzo dei cittadini: se questo è un mood, deve essere un mood per tutti. Ci sono altre cariche, il presidente del Consiglio, il presidente della Repubblica, i consiglieri e gli assessori regionali. È inaccettabile – ha rincarato la dose Zaia, riferendosi ai politici di professione con lo scranno incollato al sedere – che la lezione venga da bocche sfamate da 30 anni dal Parlamento.”

Dopodiché, sulla eventualità di un candidato di Fdi quale suo successore, Zaia sostiene che ciò sia “legittimo, ma allora – lanciando una palla avvelenata alla premier – se ci diranno che non abbiamo amministrato bene, le nostre strade si separano. Èimpensabile che arrivi qualcuno inamidato e dica: ‘Sono io il candidato’. Questo creerebbe tensioni”.

Infine sul suo futuro prossimo, che sta molto a cuore soprattutto a Salvini, in quanto uno Zaia in libera uscita rappresenterebbe un temibilissimo concorrente per la leadership del Carroccio, le sue parole lette in filigrana lasciano prudentemente aperti tutti gli scenari: “Sono a disposizione del mio movimento, non ho fatto ipotesi di corse in solitaria o altro. In questa fase è bene che si faccia sintesi. Sottovalutare il tema del Veneto è assurdo, magari sbloccano il terzo mandato. Vedremo che cosa deciderà di fare il mio partito”.

D’altro canto la stessa premier ha già scoperto le carte, sostenendo in questi giorni che per quanto riguarda il Veneto “Io penso che Fratelli d’Italia debba essere tenuto in considerazione”. Tutto questo probabilmente per accontentare, almeno formalmente, le inevitabile pressioni provenienti dai quadri regionali del suo partito per accaparrarsi l’ambita presidenza del Veneto.

Ma, dato che fino ad oggi la Meloni ha dato prova di gestire in maniera abbastanza equilibrata la sua coalizione, sarebbe ben strano che ella decidesse di mettere letteralmente a repentaglio la tenuta della maggioranza, imponendo una scelta assolutamente deflagrante per i fragili equilibri interni della Lega.

Tant’è che l’assessore all’Economia del Veneto, il leghista Roberto Marcato, in precedenza ha parlato che estrema chiarezza, lanciando un duro avvertimento agli alleati di governo: “Il candidato alla guida della presidenza della regione Veneto spetta alla Lega. O c’è questa volontà comune di tutti i partiti del centrodestra o alle elezioni regionali corriamo da soli”.

D’altro canto, la compattezza di lunga durata, seppur costellata dalle inevitabili diatribe intestine, ha sempre rappresentato uno dei principali di cavalli di battaglia elettorali del centrodestra. Val la pena giocarselo ai dadi per una Regione tanto importante per l’alleato leghista? Staremo a vedere.

Claudio Romiti, 14 gennaio 2025

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