Politica

Zaki ne combina un’altra: cosa ha detto sull’attentato a Bruxelles

L’attivista “sminuisce” l’attentato islamista di ieri sera a Bruxelles: “Oltre a quello, bisogna ricordare il bimbo palestinese ucciso in America”

Zaki “l’indipendente” ne ha combinata un’altra delle sue. Non bastava il tweet contro Israele ed il premier Benjamin Netanyahu, definito “serial killer” dal suo profilo X. Questa volta, è l’attentato islamista di ieri sera a Bruxelles ad essere al centro della polemica. Sì, perché l’attivista ha cercato di “minimizzare” gli attacchi dei terroristi, affermando che “oltre a ricordare l’attacco appena avvenuto a Bruxelles, ricorderei anche il bambino palestinese che è stato ucciso in America“.

Applausi scroscianti da parte del pubblico, ieri sera a Milano per la presentazione del nuovo libro di Zaki che racconta la sua esperienza nelle carceri egiziane. Eppure, sfugge chiaramente il nesso logico tra l’attentato di ieri ed il bambino ucciso negli Stati Uniti. Sembra piuttosto un tentativo di sminuire il primo evento, provando a controbilanciarlo con un altro, rigorosamente sputando sul mondo occidentale.

Ma le dichiarazioni non finiscono qui. Ed alle provocazioni si aggiungono altre provocazioni: “Oltre all’attacco di Bruxelles, bisogna pensare a tutte le altre vittime. Bisogna dire che non vogliamo più violenze né perdite umane”, ha argomentato Zaki, aggiungendo che “bisogna cercare di lavorare sulla pace e capire perché gli attacchi criminali hanno luogo, capire perché arrivano da gruppi diversi“. Neanche il tempo di rimarcare – per l’ennesima volta – di sostenere la Palestina e non di non voler fare “alcun passo indietro a quello che ho sempre criticato del governo” israeliano, ed ecco che inizia il battibecco coi giornalisti proprio su Hamas.

Per approfondire:

I presenti, infatti, hanno più volte chiesto a Zaki di definire esplicitamente Hamas un’organizzazione terroristica. Ma la risposta è a dir poco ambigua: “Perché mi volete spingere a dire qualcosa?“. E poco prima, il tentativo di svicolare: “Qualsiasi gruppo che usa la violenza e ha un messaggio di fondamentalismo religioso non è buono“. Eppure, di Hamas non c’è la minima menzione, così come avvenuto nel tweet contro Israele immediatamente dopo l’invasione di sabato scorso.

E ancora: “Ogni attacco terroristico ha le sue radici. Perché questo gruppo è arrivato a tal punto da perpetrare queste azioni? Serve un lavoro di ricerca“. Un primo lavoro, magari, potrebbe essere quello di prendere nettamente le distanze dall’organizzazione paramilitare. Perché se è vero che la Palestina non è Hamas, come ripetuto più volte dall’attivista, perché c’è così tanta paura nel condannarla una volta per tutte?