Politica

Zaki, salario minimo, Rai: questa destra fa cose di sinistra

Se pochi giorni fa, dalle colonne di questo sito, elogiavamo il governo di Giorgia Meloni per aver incassato tre vittorie su altrettanti fronti (Zaki, Pnrr, fiaccolata in onore di Paolo Borsellino) in un solo giorno, sbugiardando le tesi nefaste delle opposizioni. Tuttavia occorre anche andarci coi piedi di piombo o si rischia di avere un esecutivo di destra che, pur di rincorrere non si sa bene cosa, finisce col fare cose di sinistra.

Apertura al salario minimo

Il primo caso è rappresentato sicuramente dalla prima (timida) apertura del Presidente del Consiglio al salario minimo, una delle prerogative del Pd targato Elly Schlein. Proprio ieri, infatti, Meloni ha fatto intendere di essere pronta a ragionare sulla misura, purché non diventi “un adeguamento al ribasso dei compensi”. Una posizione che, nei fatti, non segue la linea meloniana impartita qualche mese fa, durante il primo confronto parlamentare tra la segretaria del Nazareno e la leader di Fratelli d’Italia.

In quella circostanza, Giorgia Meloni stroncava nettamente (come giusto che fosse) il salario minimo. Da una parte, causa l’estesa contrattazione collettiva presente in Italia; dall’altra, presentando il rischio (cosa che comunque ha ripetuto ancora in queste ultime ore) che la misura possa diventare un parametro sostitutivo e non aggiuntivo delle tutele. Insomma, non si può parlare sicuramente di un via libera. Quello che è certo, però, è che l’apertura meloniana si tratta di un primo risultato positivo delle opposizioni, ora in grado di mettere sul tavolo il tema più gettonato dei progressisti.

Saviano – Facci

Il secondo caso è sicuramente quello di Roberto Saviano. Se i vertici di Viale Mazzini, solo una settimana fa, toglievano la striscia quotidiana su Rai2 a Filippo Facci, dopo le infelici frasi scritte in un suo articolo, pubblicato su Libero, relativamente alla vicenda giudiziaria del figlio di Ignazio La Russa; con Saviano, il doppiopesismo è diventato Re.

Come scrivevamo già ieri, infatti, lo scrittore (dopo aver dato dei “bastardi” tempo fa a Meloni e Salvini), ora se ne esce con un’altra sparata delle sue contro il leader del Carroccio: “Ministro della Mala Vita“. Fratelli d’Italia e Lega hanno alzato le barricate per l’applicazione della linea dura (banalmente, quella adottata dalla Rai con Facci, ovvero la cacciata). E invece Viale Mazzini ha deciso di confermare il programma di Saviano, piegandosi prima alle opposizioni del Partito Democratico su Facci, ma per il momento respingendo poi quelle dei due partiti più importanti della maggioranza.

Per approfondire:

Meloni sul caso Zaki

Infine c’è il caso Zaki. Il merito di Palazzo Chigi, come già ripetuto più volte, è unico. Ed è quello di essere riuscito ad incassare una vittoria da “fuori casa”. Dopo anni di esecutivi progressisti e bandiere sventolate dalle opposizioni attuali, affermando che Meloni non stesse facendo a sufficienza per il ricercatore bolognese, è stato proprio un governo “nemico” a Zaki, un governo “cattivone” e di destra ad essere riuscito a riportarlo in libertà.

Tutto bello, pure il rifiuto del volo di Stato ed il trattamento coi guanti di velluto (visto che in pochi giorni Zaki sarà in Italia). C’è da chiedersi se questo trattamento, appunto, possa essere garantito a tutti gli italiani e non solo ad una cerchia privilegiata. Nel mondo, ci sono ancora numerosi connazionali nelle prigioni di tutto il mondo e non sembrano assumere il rilievo del caso Zaki.

Una gigantesca bolla di ipocrisia, un paradigma che difficilmente sarà ripetibile in altre circostanze. Soprattutto se ad essere nel bel mezzo della giustizia egiziana ci fosse stato non un attivista dei diritti umani, ma un esponente conservatore della destra. Ma si sa, oltre a parlare di ipocrisia, rimane il solito doppio standard che più volte la sinistra ci ha fatto conoscere. Questa volta, però, sembra essere caduto nel tranello pure il centrodestra.

Franco Lodige, 23 luglio 2023