Ed ecco che, alla luce del mese arcobaleno e dei pride svoltosi in tutta Italia negli ultimi giorni, non poteva mancare la letterina a Babbo Natale che, se da una parte elogia smisuratamente chi appoggia la questione, dall’altra non ha remore per chi la pensa diversamente. Stiamo parlando del parlamentare Alessandro Zan che, ancora una volta, non si da pace e torna all’attacco. Il protagonista del famoso ddl della discordia ha infatti inviato una lettera, pubblicata su La Stampa, direttamente ai direttori Massimo Giannini e Maurizio Molinari, a capo di Repubblica, per un ringraziamento pubblico per aver seguito da vicino le manifestazioni arcobaleno avvenute nelle rispettive città.
“Caro Direttore, Repubblica e La Stampa sono i primi quotidiani italiani ad aderire in forma ufficiale ai pride delle proprie città: Roma e Torino”, scrive Zan. “Sono decisioni che registrano un cambio profondo nell’approccio della stampa italiana nelle battaglie di civiltà, affrontate in ritardo imbarazzante rispetto agli altri paesi dell’Occidente”. Il deputato taccia velatamente l’Italia di essere retrogrado, rispetto ai paventati valori progressisti di cui si fa portavoce il partito a cui appartiene, il Pd.
“Troppo spesso i media, come la politica, hanno affrontato il tema dei diritti civili come un corollario, una questione successiva subordinata alla discussione di qualsiasi altro tema”, precisa Zan. Anche se su ciò, per quanto il tema dei diritti civili e della tutela umana sia fondamentale in uno Stato democratico, c’è da dire che l’attenzione è molto alta, forse troppo e per questo troppo strumentalizzata e poco concreta. Basti pensare che, per esempio, ad altri temi come la giustizia, nell’ultimo periodo e con il referendum alle porte, la Rai ha dedicato il solo 1% dello spazio.
Ma Zan, citando il direttore Giannini va oltre e nella lettera si pone super partes: “La vostra presenza come redazione al Torino Pride dimostra sintonia con la società civile che ha già compiuto questo passo che considera i diritti umani un patrimonio comune, né di destra, né di sinistra, né laici, né cattolici per usare le sue parole”. Ma, nonostante la sbandierata tolleranza di queste parole, non manca, immediatamente dopo, la stigmatizzazione di coloro che non la pensano come lui.
“È allarmante per la nostra democrazia che le forze di destra in Parlamento si siano scagliate con così tanta forza e violenza contro il Ddl Zan, perché vuol dire scagliarsi contro quel perimetro fissato dalla Costituzione che è il rispetto dei diritti umani”.
Senza addentrarsi, di nuovo, in quel disegno di legge che ha fatto da sfondo all’Italia per mesi e mesi e lasciando ovviamente la libertà a chiunque di pensarla come vuole sull’argomento, è inevitabile che la partenza democratica del deputato targato Pd – con la zuccherosa lettera rivolta a quella stampa con cui sa di poter essere protagonista – si traduce immediatamente nell’ennesimo tentativo di portare alla luce la sua creatura, affossata ormai già due volte in Parlamento.
Ogni occasione è buona per tornare a tirare fuori dal cilindro un argomento ghiotto a livello di consenso, senza interrogarsi sul motivo per cui la legge non sia stata approvata e quindi, magari, cercare delle migliorie ascoltando il prossimo, nel rispetto e la tutela di quei diritti tanto osannati.
Un’occasione persa per Zan che, dopo i due fallimenti ricevuti in aula, invece di andare avanti sembra restare ancorato a quelle convinzioni che ormai sembrano apparire solo forma e poca sostanza.
Bianca Leonardi, 19 giugno 2022