È vero che Massimo Galli, ormai, è diventato uno di noi: celebra le riaperture, vede la fine dell’ondata di Covid, è ottimista per i risultati dei vaccini. Ma qualcuno vuole ancora togliersi un po’ di sassolini dalla scarpa. È il caso del professor Alberto Zangrillo, del San Raffaele di Milano, che stamattina era ospite di Myrta Merlino a L’Aria che tira. Sul camice bianco pesano come un macigno le presunte posizioni negazioniste espresse lo scorso anno, quando Zangrillo disse che il virus era “clinicamente morto”. Una tesi basata sull’osservazione dell’andamento dei ricoveri, per quale il prof, infatti, non intende chiedere scusa. Ma all’affermazione della Merlno, che evoca screzi tra lui e Galli, Zangrillo non resiste e assesta una stoccata clamorosa all’ormai ex leader dei catastrofisti: “Ho curato pazienti provenienti del Sacco“, l’ospedale di Galli, “che altrimenti sarebbero deceduti”.
Insomma, l’ennesimo atto di una polemica tra un medico ottimista e uno, fino a pochi giorni fa, convinto che riaprire bar e ristoranti avrebbe provocato una strage. Ma dietro lo scontro, c’è anche la polemica sul presenzialismo tv: “Riesco a stare senza anche per 6-7 mesi”, ha giurato Zangrillo. Un’astinenza prolungata che, invece, Galli sembra non riuscire a sostenere: il suo embargo è durato un paio di settimane, giusto il tempo di sperare che il pubblico si dimenticasse dei suoi allarmi. E poi il professore è tornato sugli schermi tv, dismettendo i panni del chiusurista e riscoprendosi fiducioso nel futuro…