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Zelensky a Roma: perché è stato un incontro importante

Zelensky in visita in Italia per la prima volta dallo scoppio della guerra in Ucraina. Le due ragioni sul perché è importante

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“A Roma è una visita importante per la nostra vittoria”. Sono state queste le prime parole del presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, che per la prima volta dallo scoppio del conflitto ha incontrato Sergio Mattarella e Giorgia Meloni al Quirinale ed a Palazzo Chigi. Nel pomeriggio di ieri, il leader ucraino ha tenuto un bilaterale con Papa Francesco, per quello che secondo molti analisti potrebbe rappresentare un incontro non solo di valenza simbolica, ma anche geopolitica.

Zelensky in Italia

L’arrivo di Zelensky in Italia riporta almeno due ragioni di importanza fondamentale, che non devono essere sottovalutate. Da una parte, sul lato italiano, Kiev certifica ancora una volta come Roma faccia parte degli alleati stretti della resistenza all’invasione russa. Dopo le visite prima a Washington e poi a Londra, il presidente ucraino si è recato a Bruxelles e a Parigi per un trilaterale con Scholz e Macron. Questa volta, a poche settimane di distanza, è il turno di Giorgia Meloni, assegnando quindi all’Italia un ruolo di preminenza negli interessi geopolitici dell’Ucraina.

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Dall’altra parte, però, è soprattutto il ruolo del Vaticano a non dover essere sottovalutato. Per la prima volta in modo esplicito, infatti, incontrando il leader ucraino, l’obiettivo di Papa Francesco è quello di porsi come principale fonte di mediazione tra Mosca e Kiev. Pochi giorni fa, erano gli stessi collaboratori del Pontefice ad auspicare la conclusione della guerra, anche senza la realizzazione degli scenari prefigurati da Putin e da Zelensky.

Il ruolo del Vaticano

Una politica di terzietà, quindi, che non dimentica comunque chi sta dalla parte dell’aggressore e chi, viceversa, dell’aggredito. E, in questo contesto, il Vaticano non ha mai escluso la possibilità che Bergoglio possa incontrare Putin a Mosca. Proprio il giorno dopo l’inizio del conflitto, Francesco si recò a sorpresa all’Ambasciata russa presso la Santa Sede, chiedendo al leader russo un colloquio per ben tre volte dal 2014. Il tutto per un unico viaggio che andrebbe a comprendere sia Mosca che Kiev, senza tenere separate queste mete. Questa politica andrebbe poi ad escludere le posizioni di mediazione avanzate recentemente dalla Cina, soggetta però a numerose critiche – da parte dell’Occidente – per un’eccessiva ambiguità (si arrivò a parlare addirittura di forniture militari date ai russi) nei confronti del Cremlino.

Ad oggi, il raggiungimento di un accordo con i belligeranti rimane comunque un’ipotesi remota. Quasi impossibile. Il monito di Papa Francesco, però, è chiaro: “Con la guerra siamo tutti sconfitti. Anche coloro che non vi hanno preso parte e che, nell’indifferenza vigliacca, sono rimasti a guardare questo orrore, senza intervenire per portare la pace”. Altrettanto chiaro è stato però il leader ucraino, che nello speciale Porta a Porta di ieri sera ha voluto ringraziare l’Italia ed il Vaticano per gli sforzi compiuti a favore della pace, ma ricordando che “l’Ucraina non ha bisogno di mediatori”. Insomma, la guerra è in Ucraina e la “pace dovrà essere ucraina”. Non possono prefigurarsi altri scenari. Ad ora, la soluzione di Zelensky rimane la controffensiva, con l’obiettivo di arrivare fino al confine con la penisola di Crimea. Sarà in quel momento – ha affermato Zelensky – che “il sostegno a Putin all’interno della Russia diminuirà e lui dovrà trovare una via d’uscita”. Chissà se quella via d’uscita la si potrà trovare proprio nel Vaticano…

Matteo Milanesi, 14 maggio 2022