Le prime avvisaglie di tensioni sull’asse Kiev-Gerusalemme si erano avute all’inizio dell’invasione russa in Ucraina. Il governo israeliano ha cercato sin da subito di mantenere l’equilibrio fragile necessario a chi vuole porsi come mediatore: non inimicarsi nessuna delle parti in causa. Così, pur condannando la mossa di Putin ritenuta “contro il diritto internazionale”, Israele si è rifiutata di inviare armi e supporto militare a Volodymyr Zelensky. Il premier Bennet è volato a Mosca, ha telefonato al presidente ucraino, ha mantenuto aperti i canali con entrambi i Paesi in guerra. Ma l’equilibrismo israeliano non è piaciuto a Kiev, tanto più che – stando a un retroscena pubblicato nei giorni scorsi – Bennet avrebbe chiesto a Zelensky di “accettare” le richieste di Putin per evitare un massacro. In sostanza, un suggerimento di resa rispedito al mittente da un furioso presidente ucraino.
Il discorso di Zelensky alla Knesset
Il secondo round, o forse il terzo, delle tensioni tra Israele e Ucraina si è svolto però ieri, la giornata che in teoria doveva consacrare il rapporto tra i due Paesi. Dopo essere stato invitato alla Camera dei Comuni inglese, al Congresso americano e al Bundestag tedesco, Zelensky si è presentato in video collegamento anche alla Knesset israeliana. Ma non è stato il successo sperato. Così come negli Usa aveva usato il paragone con Pearl Harbour e in Germania con il muro di Berlino, alla Knesset il presidente ucraino è “scivolato” sul un paragone decisamente sgradito ai parlamentari israeliani. La Russia, ha detto, “vuole distruggere tutto ciò che rende ucraini gli ucraini: ecco perché uso il confronto con la vostra storia”. E ancora: “A Mosca la chiamano la ‘soluzione finale’ nei siti web e nei media ufficiali”, sono parole “che non dovrebbero essere più pronunciate e che invece sono state dette in un incontro a Mosca e in diversi eventi ufficiali. Sono le stesse parole usate 80 anni fa da Hitler per il popolo ebraico”.
Zelensky è di origine ebraica, particolare che aveva reso una beffa la volontà di Putin di “de-nazificare” il governo ucraino. Ma questo non è bastato ad evitare un “incidente diplomatico”. La lotta per la “vostra sopravvivenza nella Seconda guerra mondiale è la nostra lotta per la sopravvivenza oggi”, ha detto Zelensky. “Vi chiedo di difendere le nostre vite, le vite degli ebrei ucraini. Perché non possiamo ricevere armi da voi? Perché non avete varato sanzioni contro Mosca?”.
La reazione di Israele: “Paragone scandaloso”
Il paragone tra la Shoah e la guerra in Ucraina non è però piaciuta al governo israeliano che ha risposto al discorso di Zelensky con un tweet del ministro delle comunicazioni, Yoaz Hendel: Israele “apprezza il Presidente dell’Ucraina e sostiene il popolo ucraino nel cuore e nei fatti – ha scritto – ma è impossibile riscrivere la terribile storia dell’Olocausto. Genocidio commesso anche sul suolo ucraino. La guerra è terribile, ma il confronto con gli orrori dell’Olocausto e la soluzione finale è scandaloso”. Sulla stessa linea anche l’ex ministro dell’Intelligence Yuval Steiniz, secondo cui “si dice che nessuno sia colto nel momento del lutto, ma se il discorso di Zelensky fosse pronunciato in giorni normali, direbbero che rasenta la negazione dell’Olocausto“. Tra i motivi, anche il fatto che gli molti ucraini avrebbero “aiutato con entusiasmo i nazisti nel progetto di raccogliere e sterminare gli ebrei”, tanto che “il popolo ucraino non può essere orgoglioso della propria condotta” di fronte alla Shoah. Per questo le frasi di Zelensky sarebbero state un “uso oltraggioso dell’Olocauso”. Incidente che incrina i rapporti, già tesi, tra Kiev e Tel Aviv.