Esteri

La guerra in Ucraina

Zelensky sembra Speranza: “La Russia è il Covid-22, le armi il vaccino”

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, paragona il virus alla guerra tra Kiev e Mosca. Eppure, su un punto, ha ragione da vendere…

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Due anni e mezzo fa, se ci avessero chiesto cosa ci avrebbe tenuto in serbo il futuro politico, nessuno si sarebbe immaginato una pandemia, ad un secolo di distanza dall’ultima volta, insieme ad una guerra alle porte dell’Europa. Anzi, risulta ancora più incredibile come le due rispettive tragedie, l’una sanitaria e l’altra geopolitica, possano conciliarsi, unirsi, trovare un punto in comune.

La “viro-star” Zelensky

Ebbene sì, stiamo parlando delle ultime parole di Volodymyr Zelensky. Il presidente ucraino, infatti, ha equiparato il virus (definendolo “Covid-22”) all’aggressione di Vladimir Putin ed il vaccino agli aiuti militari dell’Occidente. Insomma, ci troviamo davanti all’insieme delle due forme più catechistiche vigenti in Italia. Da una parte, quella degli ultra-vaccinisti, coloro che tentano di nascondere anche i pochi effetti avversi che il siero causerebbe ai più giovani, rincorrendo con la siringa pure gli under 5. Dall’altra, i guerrafondai d’eccellenza, quelli che, dal caldo delle rispettive redazioni, tuonano contro Putin, senza che li sfiori minimamente l’idea di una trattativa diplomatica. Per intenderci, coloro che, dopo lo scoppio della guerra, sostenevano esplicitamente l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea. Ergo, la Terza Guerra Mondiale.

Zelensky si è travestito col costume carnevalesco della nuova viro-star, personaggi così tanto presenti nei salotti televisivi, durante la pandemia, e che oggi sembrano progressivamente trasformarsi in politici, giornalisti e analisti di geopolitica. Il presidente ucraino non molla mai la presa: “L’odio è un virus, ancora più letale del Covid-19”. E prosegue: “Quando l’odio bussa alla vostra porta, siete pronti? Basterà una mascherina a proteggervi dal Covid-22 russo? E perché il vaccino, armi e sanzioni, è così difficile da ottenere in quantità sufficienti?”.

Ci permettiamo di rispondere solo all’ultimo quesito: la finalità dell’azione atlantica deve essere sicuramente finalizzata ad offrire un aiuto, sia in termini umanitari che in quelli militari, all’Ucraina. Nonostante tutto, ogni mossa, soprattutto riguardante l’aspetto delle armi, deve essere ben calibrata, razionale, senza che vi sia il minimo rischio di portare il conflitto verso un’escalation di livello mondiale. Di fatto, in una guerra nucleare.

L’ipocrisia dell’Europa

Su una cosa, però, non si può dar torto al presidente ucraino: l’ipocrisia europea. Il mondo occidentale, infatti, sembra così tanto forte con i deboli, ma così tanto debole, sottomessa, subordinata ai più forti. Se bisogna boicottare i musicisti o gli atleti russi, la propaganda Ue è subito pronta a perseguire politiche di cancel culture. Appena vengono toccati i propri interessi economici, invece, vedasi petrolio e gas di Mosca, quella propaganda, così tanto unita a confinare i cittadini russi in quanto russi, comincia a sgretolarsi, pezzo dopo pezzo, fino a cedere del tutto, come ha dimostrato l’approvazione del sesto pacchetto di sanzioni: una vittoria totale del “sabotatore” Viktor Orban.

Su questo, Zelensky ha ragione da vendere: è troppo facile sostenere la causa ucraina a parole, per poi non volersi sporcare le mani nel fango, lanciando chiari segnali alla Russia anche sotto il profilo economico, quello maggiormente delicato per tutti i Paesi dell’alleanza atlantica.

Nel frattempo, uscendo dai confini occidentali, la crisi del grano continua a mietere sofferenze negli Stati africani. Più di un terzo della popolazione del Ciad soffre la fame, mentre quasi venti milioni di abitanti del Corno d’Africa sono diretti verso una carestia di mastodontiche proporzioni. Tutto questo a causa del blocco delle esportazioni di grano, dove Russia e Ucraina occupano rispettivamente il primo ed il terzo posto del commercio.

La guerra prosegue ed il mondo muore di fame. Forse, opinione personale, sarebbe meglio tralasciare operazioni carnevalesche, oltre a nuove similitudini tra il Covid e la guerra. Non siamo in un set cinematografico…

Matteo Milanesi, 9 giugno 2022