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Zero visitatori alla mostra sui migranti (pagata da noi) - Seconda parte

In compenso, i locali negozianti lamentano la quasi totale assenza di attività ricreative e culturali in grado di attirare turisti, di “fare l’estate”, le strade vuote col buio delle sei di sera, un commercio che di anno in anno rantola di più e non vede vie d’uscita. Il centro è una moria di saracinesche, chi resiste lo fa in apnea e con la nuova raffica di tasse a scopo punitivo-perequativo, di adempimenti sul demenziale carognesco, andrà sempre peggio: davvero l’unica priorità etica, l’unica urgenza sociale, l’unica cosa di cui parlare sono questi onnipresenti, indiscutibili, imprescindibili, inesauribili carissimi migranti?

Il Comune che non dico non è un caso isolato, è sintomatico di un certo modo di pensare che va dalle Alpi a Capo Passero, finge preoccupazione e se la cava con il compatimento, vale a dire maschera il sostanziale disinteresse di chi sa che la faccenda è troppo complicata per essere risolta col libro dei sogni, le trovatine del populismo socialista e le mostre fotografiche sul patetico edificante, fondate sul ricatto morale più tetragono.

Chi ci guadagna con la rassegna che nessuno va a vedere? Chi lo sa, chi ci perde? Non certo chi l’ha organizzata, perché i soldi non sono i suoi. Tipico di un certo modo di amministrare: io dispongo, ordino l’iniziativa didattico-retorica, poi se nessuno ti giuro nessuno la segue, amen, passo ad altro, ne faccio un’altra ancor più fallimentare: se la realtà dei viventi non si adegua alla mia ideologia decrepita, crepi la realtà. Dopodiché, si può noleggiare la stampa locale per farle scrivere che la mostra fotografica sul migrantismo senza limitismo è stata un successone, anche se nessuno se n’è accorto.

Max Del Papa, 22 ottobre 2019

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