Zero visitatori alla mostra sui migranti (pagata da noi)

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In un Comune che non dirò, comunque uno del centro Italia, comunque nella parte sud della regione, comunque sul mare, comunque progressista e di sinistra come la famosa signorina di Lucio Dalla, hanno organizzato una mostra fotografica, indovinate su cosa? Ma ça va sans dire, sui migranti. Tutte foto inclusive, edificanti, educative, per portare consapevolezza del grande problema eccetera eccetera che si risolve con una maggiore integrazione bla bla bla. Presenze attive dopo una decina di giorni: zero.

Al netto dell’inaugurazione, nessuno si è fatto vivo, echi delle fotografie che restano umane, che fanno rete, che si stringono in un grande abbraccio che va da Che Guevara a Madre Teresa: non pervenuti. La rassegna, ospitata in una sala della parte antica, muri ad arco, pietra levigata, quel confortevole intimo profumo di storia e di identità, tipico dei paesi piccoli dell’Italia distesi lungo le epoche, rioni lastricati, torri di vedetta, mastio e merli guelfi, langue nel più desolante disinteresse. Che uno, così, d’acchito, potrebbe disperarsi, perfino indignarsi con tipico lamento politicamente corretto fascia ztl: che vergogna, non c’è più solidarietà, non siamo più capaci di provare il gusto dell’indignazione, siamo tutti colpevoli, tutti schifosi, pietà l’è morta e cultura pure, ha ragione Bergoglio, la sinistra riparta da lui.

Quando invece la realtà è molto più semplice e prosaica e sarebbe che, detto alla francese, la gente si è rotta i coglioni. Spappolati proprio. Non ne può più dell’overdose moralista e per lo più ipocrita quanto a arrivi, sbarchi, accoglienze, integrazione (quale?), società aperta, siamo stati tutti migranti, quando i migranti eravamo noi, non possiamo fare finta di niente, no ai dispensatori d’odio, no muri più ponti, no confini no limiti più porti più party.

Nel Comune che non dico i migranti (ovviamente) ci stanno, presidiano qualsiasi negozio e supermercato, se non lo accontenti qualcuno s’incazza, qualcuno eventualmente infastidisce ma nessuno per fortuna infastidisce loro, sono perfettamente accettati, stanno sereni, ridono e telefonano, fanno giornata, alcuni, giovani, sono anche ospitati/mantenuti in qualche villa comunale più o meno dismessa e non fanno una emerita ceppa da mane a sera: mò pure la mostra fotografica, tanto per ricordarci quanto siamo stronzi, tutti, a non farci carico? Per dire di più, ce ne voglion di più, ancora di più, sempre di più? Per dire che, volendo, stringendoci un pochino, tutta l’Africa in Italia ci entra, i suoi borghi medievali son qui apposta?

In compenso, i locali negozianti lamentano la quasi totale assenza di attività ricreative e culturali in grado di attirare turisti, di “fare l’estate”, le strade vuote col buio delle sei di sera, un commercio che di anno in anno rantola di più e non vede vie d’uscita. Il centro è una moria di saracinesche, chi resiste lo fa in apnea e con la nuova raffica di tasse a scopo punitivo-perequativo, di adempimenti sul demenziale carognesco, andrà sempre peggio: davvero l’unica priorità etica, l’unica urgenza sociale, l’unica cosa di cui parlare sono questi onnipresenti, indiscutibili, imprescindibili, inesauribili carissimi migranti?

Il Comune che non dico non è un caso isolato, è sintomatico di un certo modo di pensare che va dalle Alpi a Capo Passero, finge preoccupazione e se la cava con il compatimento, vale a dire maschera il sostanziale disinteresse di chi sa che la faccenda è troppo complicata per essere risolta col libro dei sogni, le trovatine del populismo socialista e le mostre fotografiche sul patetico edificante, fondate sul ricatto morale più tetragono.

Chi ci guadagna con la rassegna che nessuno va a vedere? Chi lo sa, chi ci perde? Non certo chi l’ha organizzata, perché i soldi non sono i suoi. Tipico di un certo modo di amministrare: io dispongo, ordino l’iniziativa didattico-retorica, poi se nessuno ti giuro nessuno la segue, amen, passo ad altro, ne faccio un’altra ancor più fallimentare: se la realtà dei viventi non si adegua alla mia ideologia decrepita, crepi la realtà. Dopodiché, si può noleggiare la stampa locale per farle scrivere che la mostra fotografica sul migrantismo senza limitismo è stata un successone, anche se nessuno se n’è accorto.

Max Del Papa, 22 ottobre 2019

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