Cronaca

Zuckerberg confessa: “Censura sul Covid su ordine di Biden”

La denuncia del fondatore di Facebook in una lettera alla commissione Giustizia della Camera Usa

© koto_feja tramite Canva.com

Ovviamente gran parte dei nostri giornaloni sono caduti dal pero, nel dare notizia su quanto rivelato da Mark Zuckerberg, vista la loro imbarazzante compiacenza virale manifestata ai tempi della pandemia di Covid-19. Nello specifico, l’amministratore delegato di Meta, in una lettera inviata alla Commissione Giustizia della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti, ha sostenuto di aver ricevuto forti pressioni da parte dell’Amministrazione Biden affinché venissero censurati sui social controllati da Meta – tra cui Facebook, Istagram e Messenger – i contenuti considerati non in linea con la narrazione ufficiale del governo, anche quando questi ultimi venivano espressi in forma satirica.

“Nel 2021 – si legge nella missiva – alti funzionari dell’amministrazione Biden hanno ripetutamente fatto pressione sui nostri team per mesi affinché censurassero determinati contenuti sul Covid 19, tra cui umorismo e satira, e hanno espresso molta frustrazione nei confronti dei nostri team quando non eravamo d’accordo.” Ebbene, a distanza di oltre 3 anni, Zuckerberg ritiene che quelle le pressioni fossero “sbagliate”, ammettendo di “rimpiangere” che la sua azienda non sia stata più schietta nel contrastarle. “Come ho detto ai nostri team all’epoca – egli ha tenuto a sottolineare – sono fermamente convinto che non dovremmo compromettere i nostri standard di contenuto a causa delle pressioni di qualsiasi amministrazione in entrambe le direzioni, e siamo pronti a reagire se qualcosa del genere dovesse accadere di nuovo.”

Ovviamente la risposta della Casa Bianca non si è fatta attendere, anche in considerazione del rapido approssimarsi delle presidenziali di novembre. Una risposta molto in linea con il mantra che ha accompagnato la vita degli italiani in quel triste declino di molte democrazie occidentali. In sintesi l’amministrazione Biden si è giustificata affermando che quanto denunciato da Zuckerberg, in realtà, era solo finalizzato ad “incoraggiare azioni responsabili per proteggere la salute e la sicurezza pubblica.”

Un atteggiamento di estrema prudenza, quasi che si dovesse affrontare un virus che stava mettendo in serio rischio la sopravvivenza della specie, e non una malattia appena più grave dell’influenza stagionale, caratterizzata da un elevatissimo numero di soggetti asintomatici o paucisintomatici. Ma in verità, proprio come abbiamo potuto sperimentare in Italia – che in quel periodo era lo Stato di riferimento del terrore globale, ed in cui la grande informazione non aveva bisogno di alcun “incoraggiamento” pubblico per sdraiarsi sulla narrazione dei governanti dell’epoca – la pandemia ha messo rapidamente in gioco un coacervo di enormi interessi politici, professionali ed economici i quali non potevano che generare alcuni orrendi fenomeni degenerativi, come per l’appunto un uso disinvolto della censura, che nel mondo libero non si sperimentava più, in questa forma e dimensione, dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Claudio Romiti, 27 agosto 2024

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