Commenti all'articolo Ecco gli studenti in piazza al grido di “Bella Ciao”
Torna all'articolo
21 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments
Giacomo
15 Ottobre 2018, 16:14 16:14
Lo stesso giorno di questa zuppa, alle ore 23,16 Maurizio Crosetti, giornalista de “La Repubblica”, scrive su Twitter:
“Sia chiara una cosa. Dobbiamo reagire, indignarci, batterci, denunciarli, resistere fino alle estreme conseguenze, e se sarà il caso appenderli per i piedi. Mai più fascisti.”
Questo era l’indirizzo originario
twitter.com/m_crosetti/status/1051220189109469184
ma il messaggio è stato cancellato e si è scusato.
V’invito a riflettere bene sull’accaduto assieme a quel che è stato raccontato da Nicola Porro in questa zuppa.
Giano
14 Ottobre 2018, 11:46 11:46
Da cosa si capisce che questi sono studenti e non militanti comunisti? Non è facile, ma lo si può capire dalle bandiere rosse; queste sono più piccole di quelle solitamente usate dai compagni rossi più o meno camuffati da anarchici, antagonisti, No global etc. Un po’ a causa della crisi che consiglia di risparmiare sul formato delle bandiere ed un po’ perché gli studenti non hanno grandi disponibilità economiche; la loro paghetta settimanale è poco più di quella di un migrante africano. Quindi è d’uopo risparmiare sulla tela delle bandiere; tanto l’effetto cromatico nel corteo c’è comunque e la bandiera rossa fa sempre la sua bella figura. Se poi si vuole aggiungere un tocco di impegno socio/politico, un pizzico di antifascismo, un omaggio alla Resistenza (cose che ci stanno sempre bene, fanno parte del folklore caratteristico di ogni corteo che si rispetti, e fanno contento Dario Fo), basta intonare Bella ciao ed il gioco è fatto: il massimo. Tanto poi c’è sempre tempo per rimediare alle lacune culturali. Ci hanno già pensato le università di Venezia, Padova, Pisa, Roma; vista la diffusa ignoranza della lingua italiana da parte dei ragazzi appena diplomati, già da qualche anno organizzano per le matricole degli appositi corsi per l’insegnamento della grammatica e della sintassi. Non si parla di corsi di scrittura creativa per aspiranti… Leggi il resto »
Giuseppe
14 Ottobre 2018, 10:01 10:01
Chiamare studenti questi mentecatti e’ obbrobrio.
Italo
14 Ottobre 2018, 9:56 9:56
Chiamare questa gentaglia studenti e’ obbrobrio….
Italo
14 Ottobre 2018, 9:53 9:53
Chiamare questa gentaglia studenti e’ un obbrobrio ……
Giovanni
14 Ottobre 2018, 6:16 6:16
A me sembrano gli epigoni di una sottocultura che si organizza in tutte le occasioni dove sia possibile fare caciara. Di discorsi costruttivi io non ne ho mai sentiti. Si muovono come compagnie di giro adatte in qualsiasi occasione per dare più voce ad una sinistra giovanile che non esiste. Come farsi notare? Semplice. Sfasciando vetrine di negozi purché se ne parli e andare sui giornali d’area.
Lo stesso giorno di questa zuppa, alle ore 23,16 Maurizio Crosetti, giornalista de “La Repubblica”, scrive su Twitter:
“Sia chiara una cosa. Dobbiamo reagire, indignarci, batterci, denunciarli, resistere fino alle estreme conseguenze, e se sarà il caso appenderli per i piedi. Mai più fascisti.”
Questo era l’indirizzo originario
twitter.com/m_crosetti/status/1051220189109469184
ma il messaggio è stato cancellato e si è scusato.
V’invito a riflettere bene sull’accaduto assieme a quel che è stato raccontato da Nicola Porro in questa zuppa.
Da cosa si capisce che questi sono studenti e non militanti comunisti? Non è facile, ma lo si può capire dalle bandiere rosse; queste sono più piccole di quelle solitamente usate dai compagni rossi più o meno camuffati da anarchici, antagonisti, No global etc. Un po’ a causa della crisi che consiglia di risparmiare sul formato delle bandiere ed un po’ perché gli studenti non hanno grandi disponibilità economiche; la loro paghetta settimanale è poco più di quella di un migrante africano. Quindi è d’uopo risparmiare sulla tela delle bandiere; tanto l’effetto cromatico nel corteo c’è comunque e la bandiera rossa fa sempre la sua bella figura. Se poi si vuole aggiungere un tocco di impegno socio/politico, un pizzico di antifascismo, un omaggio alla Resistenza (cose che ci stanno sempre bene, fanno parte del folklore caratteristico di ogni corteo che si rispetti, e fanno contento Dario Fo), basta intonare Bella ciao ed il gioco è fatto: il massimo. Tanto poi c’è sempre tempo per rimediare alle lacune culturali. Ci hanno già pensato le università di Venezia, Padova, Pisa, Roma; vista la diffusa ignoranza della lingua italiana da parte dei ragazzi appena diplomati, già da qualche anno organizzano per le matricole degli appositi corsi per l’insegnamento della grammatica e della sintassi. Non si parla di corsi di scrittura creativa per aspiranti… Leggi il resto »
Chiamare studenti questi mentecatti e’ obbrobrio.
Chiamare questa gentaglia studenti e’ obbrobrio….
Chiamare questa gentaglia studenti e’ un obbrobrio ……
A me sembrano gli epigoni di una sottocultura che si organizza in tutte le occasioni dove sia possibile fare caciara. Di discorsi costruttivi io non ne ho mai sentiti. Si muovono come compagnie di giro adatte in qualsiasi occasione per dare più voce ad una sinistra giovanile che non esiste. Come farsi notare? Semplice. Sfasciando vetrine di negozi purché se ne parli e andare sui giornali d’area.